mercoledì 23 febbraio 2011

TORNA LA VEGLIA CON POESIA E MUSICA NELLA BIBLIOTECA LEONARDIANA, 4 MARZO 2011

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Musica & Poesia 2011
A VEGLIA CON I SANTI
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Vinci, Biblioteca Leonardiana
4 marzo 2011 h. 21,15
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Gli INNI TRINITARI di Marco Cipollini
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con l'accompagnamento
al flauto traverso di Federica Baronti
ed il finale con i Santi del Montalbano,
a cura del Consorzio Colline di Vinci.
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Venerdì 4 marzo 2011 alle ore 21,15 torna la veglia con poesia e musica nella Biblioteca Leonardiana di Vinci. L’incontro è organizzato dalla Commissione Cultura del Vicariato del Montalbano Occidentale con il patrocinio del Comune e della Pro Loco di Vinci. Dopo il successo del primo evento in programma con il poeta pistoiese Giuseppe Grattacaso, questa volta sarà la poesia dell’empolese Marco Cipollini a guidare la veglia, con l’accompagnamento musicale della flautista Federica Baronti e la degustazione finale del Vin Santo del Montalbano, a cura del Consorzio Colline di Vinci.
Il poeta leggerà alcuni brani tratti dal nuovo libro, Inni Trinitari, pubblicato da Feeria – Comunità di San Leonino nel 2010 con tuttavia una novità finale. Verrà presentato per la prima volta in pubblico, Confessione di un parroco ottuagenario, una nuova opera di prossima pubblicazione sul foglio culturale Salamarthana di Fucecchio. Se l’innario appena pubblicato non ha paragoni nella letteratura moderna, come ha evidenziato la critica, il nuovo testo commuove per la sensibilità e la delicatezza con la quale viene trattato dall’autore uno dei temi più discussi nel mondo clericale odierno. Una serata quindi con una poesia ed una prosa veramente potenti, che è inutile stare a spiegare o descrivere, si può solo ascoltare. Le ultime composizioni di Cipollini hanno infatti una forza pura e trasmettono la devozione, il rispetto ed il timore dell'uomo colpito dal Mistero del Sacro. L’ultima pagina, ancora inedita, rappresenta il ritorno del poeta verso una umanità più fragile e sincera, che nell’innario traspare in modo assai profondo e garbato nell’Inno ai Santi del Calendario, di cui riportiamo un estratto. L’accompagnamento musicale sarà curato da Federica Baronti, musicista concertista e didatta di Vinci, che si esibisce in veste di flautista solista.
E parlando dei Santi, la serata non poteva che finire, come nelle veglie di una volta, con una degustazione dei migliori Vin Santi del Montalbano, a cura del Consorzio Colline di Vinci, secondo l'antico detto che “ tutti i salmi finiscono in Gloria” .
L’ingresso alla manifestazione è gratuito
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L'INNO AI SANTI DEL CALENDARIO
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Voi, i cui nomi sul calendario in cucina
leggiamo distratti un anno dopo l’altro,
uno dopo l’altro i medesimi nomi,
dalla Madre di Gesù il primo gennaio
fino a Silvestro, l’ultimo di dicembre,
vi prego, ciascuno il suo giorno fissato,
di proteggere da malattie e disgrazie,
da litigi e malinconie questa casa,
che è la sola arca solida sui marosi
del mondo spalancato oltre questi muri,
e fate che ci amiamo, come ci amiamo,
ogni giorno di ogni mese di ogni anno,
ché viver si può senza il pane dei sogni,
ma senza un briciolo d’amore, si muore.
Tanto vi chiedo, pure se non è incenso
quanto esalano i fornelli (se non altro
vi rammentano il mondo che fu anche vostro),
lo chiedo a voi che restate imperturbati
tra il fumo di pentole e i triti discorsi
a tavola, tra le stoviglie sciacquate
e i frangenti dello schermo, sottofondo
di tempeste che ci illudiamo remote.
È questa la musica d’organo, questa
la sola liturgia quotidiana svolta
da anime poco elevate, che di fronte
a troppe cose si chiudono in sé stesse
a starsene in pace, ed è fragile quiete.
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Da Inni Trinitari . L'Inno ai Santi del Calendario
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Marco Cipollini, nato nel 1946, risiede a Empoli. È tra i fondatori e redattori di "Erba d'Arno", redattore di "Il segno di Empoli" e collaboratore di varie riviste letterarie (particolarmente “Tellusfolio”). Le sue principali opere edite sono: Rose d'eros, Vallecchi, 1981. Emblemi, Quaderni di Erba d'Arno, 1990. La Passione, Pubblinova Edizioni Negri, 1991. Carmi profani, Erba d'Arno, 1993. L'amante fantasma, Jouvence, 1996. Grandi carmi, Edizioni dell'Erba, 1998. L'origine, un poemetto cosmogonico, Edizioni ETS (Pisa), 2002. Trittico, Edizioni La Copia (Siena), 2005. In edizione privata ha pubblicato Ninfale, un poemetto mitologico. Di Jean-Pierre Cascarino ha tradotto la raccolta di poesie Suite toscane, Edizioni ETS, 2005. Di François Cheng ha tradotto i Cantos toscans in parte su “La Clessidra” 2/2006 e in parte su “Poesia” 217/2007. Kore, un lungo racconto, è uscito nelle edizioni Titivillus, 2006. Nei Quaderni di Erba d’Arno nel giugno 2007 è uscito il libello Trattatello rivoltoso de l’uomo di Fucecchio ossia Marco Cipollini poeta esule all’età sua, contemporaneamente al poemetto Ritorno a Volterra, edizioni Toscana in Libri. Presso ETS, 2004, ha pubblicato Sirene, un poema in 5 libri, ogni libro di 12 canti, ogni canto di 240 esametri, nel quale l’autore riconosce l’opera più completa della sua poiesis. L’ultima opera pubblicata sono gli Inni trinitari, per le edizioni Feeria, Comunità di S.Leolino (Fi), 2010.
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Federica Baronti (flauto traverso) : vinciana, si è diplomata in flauto traverso presso il Conservatorio Cherubini di Firenze nel 1995, ha conseguito il Diploma di Alto Perfezionamento presso la Scuola Universitaria di Musica della Svizzera. Nel 1994 ha vinto il Primo Premio assoluto al VI° Concorso Nazionale Flautistico Krakamp di Napoli. Nel 1996 ha pubblicato la musicassetta “Leonardiana”, ha inciso musiche di Petrassi per la Ediclass di Napoli; partecipato agli “Studi per l’interpretazione del mare” di S. Sciarrino per la Stradivarius, nel 2005 ha pubblicato due CD “Musica Proibita” con il TrioMila e “Balocchi Barocchi” con il De Verborum Musica. Alterna l’attività concertistica a quella didattica. Nel 2005 si è laureata a pieni voti in Didattica della Musica presso il Conservatorio Cherubini di Firenze. Insegna flauto traverso e musica da camera da oltre quindici anni presso scuole pubbliche e private .
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IL VINO DI " TUTTI I SANTI"
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Sulle origini del nome Vino Santo è stato scritto di tutto: miti e aneddoti popolari si tramandano fin dai primi del ‘400, quando si sosteneva che tale denominazione derivasse dall’antica consuetudine di travasare la bevanda a Pasqua durante la Settimana Santa. Altre leggende sostengono che il nome Vino Santo fu dato da un cardinale, dopo aver degustato la bevanda, l'associò a Xanthòs, forse riferendosi all’isoletta Greca per il profumo di frutti e fiori del vino o, forse, secondo una tesi più mercantile, tutta toscana, riferendosi all’aggettivo Xanthòs che in greco significa giallo, ambrato, come le tonalità di questa essenza, per distiguerlo dal vino vermiglio (rosso) e bianco. Un’altra versione, semplicemente riferisce che l’aggettivo Santo fu dato poiché questo vino veniva prodotto appositamente per celebrare Messa. Secondo una spiegazione, meno datata e forse oggi più condivisa, questo vino sarebbe così denominato perché si fa a novembre " per tutti i Santi" ovvero per il giorno di Ognissanti, quando tradizionalmente, in tempi antichi, veniva appesa l’uva per l’appassimento.

sabato 19 febbraio 2011

VINCI 27 APRILE 1859, L'ADDIO AL GRANDUCA

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L'ARRIVO DEL TRICOLORE
IN TOSCANA ED A VINCI

Il 27 Aprile 1859 si verificò a Firenze una rivolta spontanea e apparentemente pacifica. Il Regno di Sardegna si trovava in stato di guerra con l'Austria ed i fiorentini aspiravano di marciare a fianco dei Sabaudi, contro il nemico giurato d'Italia. Il Granduca Leopoldo II capì che il Granducato volgeva al termine. Abdicò e se ne andò con la famiglia. Una rivoluzione senza un vetro rotto e senza una carrozza rovesciata, fu definita da alcuni osservatori del tempo.





Anche nel piccolo paesino di Vinci, contando fiorentino, si festeggiò la partenza del Granduca come ricorda Renato Fucini, all’epoca a Vinci dai propri genitori per trascorrere una breve vacanza.

" Il 27 aprile, con la fuga di Leopoldo II da Firenze, aveva segnato il principio di queste gioie nazionali le quali, riaccendendosi tratto tratto alla notizia di vittorie, per Palestro e per Montebello, per Solferino e S. Martino, cessarono, convertendosi in un muto scoramento, dopo la pace di Villafranca. Se e con quali fiamme nel cuore giovanile io partecipassi a tanta gioia non occorre dire. La mattina del 27 aprile io ero a Vinci, in vacanza. Mio padre, in compagnia di tre o quattro amici (quella pittoresca borgata, con una popolazione di circa trecento anime, fra le quali diciotto preti, non poteva dare un maggior numero di liberali), era quella mattina in grande agitazione perchè, da un momento all'altro, attendeva notizie di quello che egli sapeva dover accadere a Firenze. Quando giunse la notizia, circa il mezzogiorno, non so da chi e da qual parte, che il Granduca era scappato, che Firenze era in festa, e che la rivoluzione toscana era compiuta, una bandiera tricolore sventolò improvvisamente a una finestra della mia casa, poi un'altra sulla torre medioevale, e il vecchio campano incominciò a suonare a distesa mentre tutta la popolazione, meno i diciotto preti, uscirono in piazza e, come presi da contagio, cominciarono ad acclamare, forse incoscienti, alla bandiera che sventolava nel cielo sereno e a qualche cosa d'indefinito ma di grande che il campano annunziava con la sua voce solenne. Mia madre cavò fuori una scatoletta piena di coccarde tricolori, mio padre me ne appuntò una sul petto dopo avermela fatta baciare, e con un gesto da farmi credere che in un attimo la mia statura fosse alzata per lo meno un palmo, mi disse: — Va' anche tu a fare allegria per la patria! — "
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Vinci, 1870
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Quanto cammino aveva fatto il mio paese in pochi anni, dai fossi di Livorno dove andavo a pescare i crògnoli, col pittore Baldini, guardato in cagnesco dagli Austriaci che passavano in pattuglie arcigne e taciturne nel silenzio dei fossi, alla piazzetta di Vinci imbandierata e risuonante di grida festose, di inni patriottici, e di alte acclamazioni al caporale degli zuavi di Palestro, e al fatato eroe di Como e di Varese: Garibaldi, Garibaldi!
Renato Fucini, da Foglie al vento
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Nel nome di Garibaldi termina questa inconsapevole cronaca, come si direbbe oggi, di una giornata epocale per il popolo toscano, che nel marzo del successivo anno votò con plebiscito l'annessione alla monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele, come ricorda ancora la lapide apposta sul Palazzo del Comune di Vinci.
Qualche anno più tardi, Garibaldi venne davvero a Vinci. Vi trascorse un breve periodo di riposo, dopo la famosa ferita di Aspromonte, ospite delle illuminate famiglie vinciaresi dei Martelli e dei Masetti da Bagnasco ... la storica continua alla prossima puntata !
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venerdì 11 febbraio 2011

I' BABBO. ANCORA UN CAPITOLO DEL RISORGIMENTO TOSCANO

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I' BABBO DELLA TOSCANA
Aneddoti del Risorgimento toscano

Nel gergo ed uso risorgimentale con il termine confidenziale, tutto toscano, de i' Babbo veniva indicato il Granduca, anche per il suo bonario ma reazionario paternalismo, nell'attesa del popolo che, prima o poi, se ne andasse.

IL BABBO
Il Babbo una mattina aperse gli occhi,
e vide tutto croci e tre colori:
la tremerella gli pigliò a' ginocchi,
e fe' venir soldati e servidori.
- Chi fece sventolar quella bandiera?
- Altezza, sono i fior di primavera.
- E quelle croci che mi danno noia ?
- Altezza, gli è la croce di Savoia -.
Francesco Dall'Ongaro
Stornelli popolari
Codini, andate a letto !
Lascialo andar
ché volontario va;
lascia la mamma a pianger
la dama a sospirar.
Lascialo andar
ché volontario egli è
e nel Palazzo Pitti
non ci rimette il piè.
Lascialo ire
lascialo ir lassù:
codini andate a letto
i' Babbo 'un torna più!
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m
L'albero è secco

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L'albero è secco,
la foglia è andata giù;
codini andate a letto
i' Babbo 'un torna più!
Brutto Tedesco
volevi bombardà!
il ventisett'aprile
ti fecero scappà.
Brutto Tedesco
non t'andrà ma' be':
nascesti 'n sulla paglia
e morira' 'n su' piè.
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Leopoldo matterello
e il dottore Garibaldi

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Ferdinando è andato via
gli hanno messo il campanello
e Leopoldo è un matterello
lo vogliamo fucilar
E Leopoldo gli è malato,
Garibaldi è il suo dottore,
Manuelle imperatore
lo vogliamo incoronar.
La vogliamo, la vogliamo,
la ghirlanda di rose e fiori:
la bandiera de' tre colori
benedetto chi l'alzò.

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domenica 6 febbraio 2011

LA CAMELIA TOSCANA, VERSO I 150^ ANNI DELL'ITALIA UNITA


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TRICOLORE ITALIANO
Stornelli e rispetti toscani risorgimentali
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Si avvicina il solenne 150 ° Anniversario dell'Unità d'Italia, nell'attesa la Dama ripropone antiche rime toscane ( o comunque di ambito toscano) di spirito risorgimentale.
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LA CAMELIA TOSCANA
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- Bel fiore che in rosso e bianco vi tingete
e fra due verdi foglie vi posate,
ditemi, da qual terra esule siete?
Ditemi, in che stagione vi colorate?
- Non domandarmi di qual terra io sia;
la terra che m'accolse è patria mia.
Non domandarmi in che stagion germoglio:
nata una volta più morir non soglio.
Nata una volta non pavento il verno:
il color della speme è verde eterno. -

Francesco Dall'Ongaro
( insegnante di Letteratura Drammatica a Firenze)



SONO ITALIANO
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- Giovanettin dalla pupilla nera
qual è il colore della tua bandiera ?
- Se una rosa vermiglia e un gelsomino
a una foglia d'allor metti vicino,
i tre colori avrai più cari e belli
a noi che in quei ci conosciam fratelli;
i tre colori avrai che più detesta
l'augel grifagno dalla doppia testa.
Beato il dì che li vedrà Milano;
sono italiano.

Domenico Carbone
(esule a Firenze)

IL TRICOLORE SPIEGATO

Sorgiamo, fratelli,
da questo torpore;
s'unisca l'Italia
d'un unico amore;
scuotiam le catene,
gridiam: libertà!
Di questi tiranni
facciamo uno scempio,
al mondo tremendo
mostriamo un esempio
che un popol tradito
si sa vendicare.
Da Roma a Firenze,
Torino e Milano,
non resti un sol uomo,
un vero italiano,
il quale non gridi:
vogliamo libertà!
Sia libera Italia
dal giogo straniero;
si atterri il vessillo
color giallo e nero,
acciò il tricolore
si possa spiegar !
Allor che il Tedesco
avremo schiacciato
e il popolo d'Italia
si sia vendicato,
gridar può esultante:
abbiam libertà!

Cesare Causa

(autore teatrale della famosa maschera fiorentina di Stenterello)