sabato 6 febbraio 2016

LA MASCHERA DI VINCI, QUARCONIO. I PREGI E I DIFETTI DELL’ESSERE VINCIANO

Quarconio, la maschera di Vinci (bozzetto di Silvia Gigli - Ass. Civ. Casa del Popolo, 2014)

QUARCONIO, LA MASCHERA DI VINCI.

I PREGI E I DIFETTI DELL’ESSERE VINCIANO
IDENTIKIT DI UN PERSONAGGIO SENZA TEMPO

Nel disegnare una “maschera” per Vinci, il Teatro di Quarconia si è ispirato ai personaggi della commedia dell’arte che, vestiti di costumi caratteristici, si esprimevano con gesti codificati, stilizzazioni di movimento e di recitazione. S’identificavano spesso nello spirito di alcune città. Per questo motivo, sono stati presi come spunto gli ironici commenti sul carattere dei vinciani (o vinciaresi, come si chiamavano un tempo) espressi e scritti da mani anonime ai margini degli statuti cinquecenteschi del Comune. È stato un processo creativo graduale, quasi quarantennale (un primo bozzetto risale addirittura al 1977) , con i contributi di tante persone, fino al risultato finale di “Quarconio”, la maschera di Vinci.

Un personaggio che, per puro caso, una compagnia di teatranti abbandonava, qualche secolo fa, alle porte del castello di Vinci, nella via di Quarconia, dove s’affacciava l’antico spedale dei pellegrini. Un nome legato alla storia del teatro popolare toscano ovvero a quel teatro fiorentino “al canto della Quarconia", costruito a Firenze nel 1789 dal Granduca nel dismesso ospizio dei monellini,  orfani vagabondi, leggi anche riformatorio, dove venivano rappresentato per la prima volta Stenterello. Anche nell’antico stanzone della via di Quarconia di Vinci, dove una volta si affacciava il retro dello Spedale di San Bonifacio, s’incontravano a veglia i poeti del paese. La curiosità è che in Toscana esistono altre Quarconie, a Pisa e a Grosseto, sempre legate a ospizi o pellegrinai trasformati in teatri.

Q come Quarconio, da colorare (bozzetto di Gangalandi, 2015)

Nell’identikit di Quarconio, spirito senza tempo, vi sono espliciti riferimenti ai pregi e vizi dei vinciani, disegnati sul ricordo di aneddoti, curiosità e tradizioni locali secondo tratti ed elementi stilizzati
I grandi zoccoli ai piedi e il cappello di paglia del contadino del posto, seppure abbellito con le penne di “fagiano”, ovvero dello sciocco, fanno riferimento ad un personaggio che è convinto che basti qualche penna in più sul cappello per fare carriera sociale. Il campanello al collo perché da orfanello non si vuole perdere più, allusione anche ai tanti campani, campane e campanelli di Vinci (le “malelingue” ci sono sempre state). La giacchetta di manica corta è un richiamo alla nota parsimonia vinciarese, ereditata dalla stessa famiglia “da Vinci”, per la quale gli abitanti del posto sono dai paesi vicini presi un po’ in giro. Le mani in tasca fanno riferimento al detto del 1564 che “Vinci è luogo contr’alla chuchagna/c’assai si dorme, poco si guadagna”. Le calze giallo rosse sono dei colori comunali. Per strane sorti, quel contadino è diventato un giorno il campaio, ovvero la spia e guardia del Podestà per scoprire le magagne e multare i cittadini (i tempi non sembrano cambiati!). Per questo motivo porta sotto braccio la “lex” ovvero l’ultimo bando comunale, interpretando i termini legali del latinorum   delle leggi cinquecentesche a malo modo, sempre a suo vantaggio, facendo arrabbiare tutti i compaesani.

Come tutte le maschere anche Quarconio ha la sua morale: non pensare di diventare “quarcuno” (come si dice nell’idioma locale, sostituendo la lettera l con la r) mettendosi nei calzoni del nobile, nel caso di specie, rubati al Podestà; magari vestito per metà da contadino e per metà da signore, con le piume sul cappello di paglia, usare le “parole” della legge che neppure intendi. Rimani quello che sei. Ricordati da dove sei venuto e, soprattutto, non vergognarti della fortuna di essere nato a Vinci! Cosa che anche i vinciani di oggi spesso dimenticano. 
Nella borsa della “cuccagna” cinquecentesca che il personaggio Quarconio porta a tracolla sono a bella vista una fascina di salci rossi per legare le viti (dai “vinchi” deriverebbe il nome del paese, ispiravano anche il nodo dell’Accademia vinciana); i nichi, le conchiglie fossili, ricordate da Leonardo fanciullo, e un fiaschetto di vino, a simboleggiare le bellezze e i doni prelibati di questa terra. E chi non beve del buon vino di Vinci in compagnia o è un ladro o una spia … parola di Quarconio !

La maschera è stata realizzata per la prima volta nel dicembre 2014 nell’ambito dell’omonimo progetto teatrale coordinato da Luigi Palandri per l’Associazione Civile Casa del Popolo, con la consulenza storica di Nicola Baronti, i testi teatrali di Adelaide Faccenda, il bozzetto di Silvia Gigli, la sartoria di Loredana Giraldi con l’ausilio di Emanuela Berni. Per la cronaca, il primo attore ad impersonare Quarconio è stato Robertino della Compagnia Teatrale Marvesio. Chissà se Quarconio si farà ancora vedere per le strade di Vinci, dove ogni giorno sembra aleggiare in spirito leggero e burlesco.

Vinci e il Teatro- Centro Iniziative Culturali Ricreative Promozione Teatrale della Fraternita di Misericordia Vinci, 1977

Nota redazionale a cura di Nicola Baronti
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