mercoledì 29 settembre 2010

LA QUARCONIA DI VINCI, UN TEATRO DI POPOLO

Vinci ed il teatro, 1977 - Logo della II^ Rassegna Città di Vinci
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VINCI ED IL TEATRO, UNA GRANDE TRADIZIONE

1^ CONCORSO TEATRO AMATORIALE
" di QUARCONIA"
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Vinci, 2 ottobre - 28 novembre 2010
Salone Incontri Casa del Popolo
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La «Quarconia di Vinci» è una piccola viuzza nella parte storica del paese, seppure un po’ nascosta. Dalla via che scende dall’Androne Mazzetti di Piazza Leonardo si entra, sulla destra, in una viuzza o «chiassetto», all’inizio coperto da una volta. Fu chiamata in questo modo nel XIX° secolo e si chiama ancora Via di Quarconia, probabilmente dall’omonimo antico teatro fiorentino. Come ricorda Renzo Cianchi, storico locale, in uno stanzone che dava su quella viuzza si tenevano delle recite a cura di una filodrammatica del paese. Si raggiunge la Quarconia anche dall’altro androne di Piazza, quello detto del Ciofi, attraverso il chiassetto dal nome originale di «dietro buche».
Il nome di Quarconia rappresenta inoltre la tradizione e la passione della gente di Vinci per il teatro, soprattutto vernacolare. L’origine del termine è tuttavia incerta. A Firenze denominava un ricovero fondato del 1659 da un artigiano occhialaio, Filippo Franci per ospitare i monellini , i ragazzi di strada, poveri e senza dimora, in un edificio detto appunto della Quarconia. Secondo la versione più accreditata la voce sarebbe di origine scherzosa, composta dalle espressioni latine quare «perciò» e quoniam «poiché», con allusione alle formule pseudo-giuridiche che motivavano i provvedimenti disciplinari presi nei confronti dei ragazzi più vivaci. Alla fine del 1700, soppresso l’istituto per minori, negli stessi ambienti, Gioacchino Cambiagi creò il teatro «della Quarconia» (1789), un teatro molto modesto nei mezzi, dove venivano date rappresentazioni soprattutto in vernacolo, per il divertimento popolaresco, contro le ingiunzioni del Granduca che ne voleva la demolizione. Ci fu anche chi lo definì la «Pergola dei beceri» per l’uso degli spettatori di portarsi da casa molti cibi e fiaschi di vino per la cena ed i gesti un po’ rumorosi che accompagnavano il gradimento o meno del pubblico. Nonostante nel 1826 la Quarconia venisse ristrutturata e chiamata Teatro del Giglio mantenne comunque il suo connotato popolare. Non è un caso che nel Teatro della Quarconia di Firenze sia nata la maschera di Stenterello. Anche la « Quarconia di Vinci», stretta fra le vecchie case, proprio nel cuore del borgo, è stata senza dubbio l’espressione dell’anima più popolare del luogo, un tempo punto di riferimento e di accoglienza per chi raggiungeva il paese direttamente dalla campagna, centro di chiacchiere o «ciane», di un’intensa e partecipata vita comunitaria.
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La rassegna regionale di teatro amatoriale intitolata alla «Quarconia di Vinci» vuole ricordare la tradizione secolare di filodrammatiche locali che si sono succedute nel tempo con rappresentazioni in vari spazi paesani, dall’ottocentesco stanzone scalcinato di «dietro buche», al teatro detto «della Misericordia», allo scomparso «teatrino delle monache», dove oggi è la Palazzina Uzielli.
Rappresenta inoltre una speciale dedica ad una forma di teatro partecipato e amato dalla gente semplice, appassionata, affezionata anche alle serate di puro divertimento, alle veglie in compagnia della poesia popolare e degli stornelli improvvisati, come si usava una volta.
La Quarconia di oggi, seppure finora un po’ dimenticata, ha mantenuto tuttavia il suo fascino di teatro di vita. Forse è un caso oppure una vera vocazione che ormai da qualche anno in Via di Quarconia il Circolo Fantasy di Vinci organizza spettacoli teatrali con i racconti ed i personaggi fantasy in occasione della Festa dell’Unicorno. In varie edizioni della “ Via di Caterina”, il percorso teatrale itinerante nelle campagne di Vinci, sulle orme di Leonardo fanciullo, la Quarconia è stata inoltre il punto di partenza per gli attori che da qui accompagnavano idealmente sotto braccio gli spettatori lungo i sentieri, interpretando le storie e le leggende del paese
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Progetto per il restauro del Teatro della Misericordia
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Con piacere, segnaliamo il primo concorso regionale di teatro amatoriale di Quarconia nell’ambito della IV rassegna Teatriamo promossa dall’Associazione Civile CASA DEL POPOLO di Vinci, che la ospita nei propri locali, in assenza dei palchi storici vinciani. Rimane tuttavia intatto lo spirito di un teatro amatoriale, spesso vernacolare, che si pone come centro di socializzazione, di aggregazione, di valorizzazione di una tradizione vernacolare altrimenti dimenticata, seppure aperta a nuovi linguaggi e stili di comunicazione. Una delle più nobili espressioni della piccola comunità e della sua volontà di conoscersi, emozionarsi e rappresentarsi nelle forme e modi di un teatro di popolo.
Negli anni settanta, grazie al Centro Iniziative Culturali Ricreative e Promozione Teatrale, Vinci diventava a pieno titolo anche una delle prime sedi di rassegne di teatro amatoriale a livello regionale. Il palco del Teatro della Misericordia accoglieva le vecchie glorie della tradizione fiorentina che si rifacevano direttamente ad Augusto Novelli, Giulio Bucciolini. Chi non ricorda Wanda Pasquini, ultima signora del grande teatro fiorentino, la famosa signora Ossibuchi del Grillo Canterino, premiare i partecipanti alla prima rassegna regionale del teatro amatoriale Città di Vinci del 1976, oppure Tina Vinci e Ghigo Masino (famosa la sua maschera del prete scoglionato fiorentino, a cui s’ispirava poi il Don Fumino di Renzo Montagnani) che intervenivano alla cerimonia di premiazione della seconda edizione; Vanna Bucci con il giallo toscano de Il delitto d’i villino accanto e il suo Succhiello Vampiro modello partecipare con tutta la compagnia. Importante è sempre stata l’adesione del teatro pistoiese. Suggestivo ed inquietante l’enorme crocifisso disegnato da Jorio Vivarelli, sì proprio il famoso artista e scultore, che dominava la scena della rappresentazione di “Io, Abramo” di Renato Lipari, testo vincitore del premio nazionale Vallecorsi, con la regia di Fabrizio Rafanelli oppure la magistrale interpretazione di Vivaldo Matteoni dell’Enrico IV di Pirandello. Due nomi che hanno contraddistinto la grande tradizione del teatro amatoriale pistoiese che ha prestato a quello ufficiale italiano attori come Ugo Pagliai e manifestazioni di scrittura teatrale come il Premio Teatrale Vallecorsi, nato negli stabilimenti Breda per volontà degli operai, grande segno di rinascita culturale nel secondo triste dopoguerra . Dal sacro al profano, si ride ancora per la scanzonata frequentazione del teatro della Misericordia, con esauriti a continuazione, del Teatro e Folklore livornese e le famose maschere labroniche dei personaggi della nonna Cesira e delle sue amiche canterine. Altri autori contemporanei si rammentano, come Vinicio Arfavelli che con lo “ Scherzo da Preto” e il GAD Città di Massa ammaliava il pubblico oppure compagnie amatoriali di città famose, come il Piccolo Teatro Città di Pisa, il Gad Città di Grosseto, Il Piccolo di Cortona. Nel mezzo brillava anche la Filodrammatica vinciana, nel segno di una continuità ininterrotta con una nuova generazione di attori. Le compagnie concorrenti nella zona erano soprattutto quelle di Monterappoli e di Fibbiana, allora diretta dall’attore e regista, Guido Zoppi, vincitore della prima rassegna regionale come migliore attore. Il dopo-teatro infine veniva allungato con le filastrocche e l’organo elettrico in uso all’epoca di un certo Fiorelli, cabarettista barzellettiere empolese. Il tutto avveniva a Vinci, a metà degli anni settanta. Erano gli anni in cui a Empoli nasceva il Teatro Shalom. Le prime televisioni private locali spuntavano come funghi. Tutte le rappresentazioni teatrali della stagione vinciana del 1977 venivano riprese da TeleTirreno 1, Canale 38 e Tele Montecatini.
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In testa, pubblichiamo con piacere il logo della edizione del 1977 di Vinci Teatro nel segno di una continuità nella tradizione, un vero e proprio passaggio di testimone, da Arlecchino a Stenterello, nel nome-simbolo della Quarconia, ovvero di un teatro di popolo e fatto per il popolo, richiamandosi addirittura ad una tradizione ottocentesca, quando Vinci era una piccola capitale della poesia in ottava rima. Ma questa è un'altra storia......
note a cura di Gangalandi, Dama di Bacco Vinci, 2010
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Poeti in ottava rima



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