martedì 20 settembre 2011

SAN PANTALEO E LEONARDO, NEL RICORDO DI CATERINA - San Pantaleo di Vinci, 2 ottobre 2011

Parrocchia di San Pantaleo Apparita e Comitato San Pantaleo in collaborazione con Dama di Bacco Vinci con il patrocinio della Diocesi di San Miniato e del Comune di Vinci


DOMENICA, 2 OTTOBRE 2011

Chiesa di San Pantaleone Martire

San Pantaleo di Vinci (Fi) h. 14,30

Intervengono

S.E. mons. Fausto Tardelli, Vescovo di San Miniato

P.Antonio Velotto, parroco di San Pantaleo-Apparita

Carlo Pedretti, emeritus e Direttore dell'Armand Hammar Center of Leonardo Studies, Università della California, Los Angeles

Graziano Concioni, archivista, già direttore dell'Archivio Arcivescovile di Lucca

Alexander Di Bartolo, curatore dell'archivio parrocchiale di San Pantaleo

Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci

Romano Nanni, direttore della Biblioteca e Museo Leonardiano di Vinci

Adriano Prosperi, professore della Scuola Normale di Pisa, Accademico dei Lincei

Progetto a cura di Nicola Baronti e Alexander Di Bartolo

Le storie d'archivio di una chiesa e di un luogo vissuti da secoli, fra i più belli e significativi del Montalbano, ripercorse e rilette assieme ad alcuni dei più importanti archivisti e storici italiani. Una domenica a San Pantaleo e Campo Zeppi, definiti anche il paesaggio materno di Leonardo, perchè nel XV secolo qui viveva la madre, Caterina, accasata all'Accattabriga, sulle orme di un fanciullo che un giorno sarebbe diventato un Genio dell'umanità.


San Pantaleo e Leonardo: perché un titolo provocatorio? Cosa Leonardo ha a che fare con San Pantaleo? Sicuramente il titolo della manifestazione si pone in logica prosecuzione all’originario progetto di promozione e valorizzazione culturale denominato "San Pantaleo e Caterina", che si concretizzò nell’omonimo incontro di studio avvenuto a San Pantaleo, esattamente il 9 settembre 2007. Si trattò di una giornata speciale, di popolo come si sarebbe detto una volta, con gli studiosi di Leonardo e gli storici locali impegnati nella riscoperta della figura materna di Leonardo, Caterina, la cui presenza nel territorio della parrocchia, precisamente a Campo Zeppi, veniva attestata in vari documenti. Tanta gente e vecchi abitanti tornarono a San Pantaleo per l’occasione, dopo anni di abbandono. In quei giorni tuttavia non furono pochi a domandarsi davanti al titolo "San Pantaleo e Caterina", chi fosse questa Caterina.
Fu quindi una operazione di recupero alla memoria collettiva di un personaggio della biografia leonardiana rimasta ai margini della storia dei Da Vinci, Caterina, protagonista certamente di romanzi, spettacoli e poemi, ispirati agli artisti spesso dalle sue origini mai svelate; senza una ricerca storica e studi approfonditi, a parte quelli di Renzo Cianchi, pubblicati dal 1952 al 1974, a cui peraltro veniva dedicato il progetto complessivo. Non v’è dubbio che San Pantaleo e Caterina del 2007 ebbe il merito, anche inconsapevole, di riportare l’attenzione degli storici verso questo aspetto dell’infanzia di Leonardo. Per cui, da allora ad oggi, sono stati pubblicati altri studi sulla figura di Caterina , oltre naturalmente a letteratura di vario genere legata al mito leonardiano, forse anche un film.

San Pantaleo e Leonardo, perché il paesaggio di San Pantaleo e della valle del Vincio è stato definito il “paesaggio materno” di Leonardo. Rispetto ad altri del nostro territorio, soprattutto di pianura, è rimasto abbastanza incontaminato. Qui scorre il torrente Vincio che si colora nel paesaggio stagionale per la presenza lungo gli argini di molti salici purpurei, i cui rami utilizzati per legare le viti vengono chiamati dai contadini vinchi, in antichità anche vinci. Il nome del fiume e dei giovani rami delle piante richiamano quello del castello vicino e della famosa famiglia Da Vinci.
San Pantaleo e Leonardo quale ideale compimento di un progetto di promozione e di valorizzazione di un territorio finora rimasto marginale, quasi nascosto, suggerito e promosso dall’iniziativa popolare, accolto da associazioni del volontariato culturale e dalla parrocchia, senza finanziamenti pubblici, ideato, realizzato ed autofinanziato con l’entusiasmo, l’impegno e l’amore di tanti appassionati.
La scommessa iniziale forse ne valeva la pena. Se finora questa gente del Montalbano era stata raccontata da Leonardo attraverso le sue opere, i suoi scritti, le sue pitture, con il progetto San Pantaleo e Caterina si voleva rovesciare la prospettiva, anche a costo di apparire provocatori, con forme d’arte e di fantasia, come i percorsi enoteatrali e di poesia.
Con la restituzione della memoria storica dei luoghi, del borgo pietroso, della chiesa quasi millenaria e del castagno selvatico, volevamo quindi far parlare i testimoni di Leonardo, i loro figli, nipoti, pronipoti per generazioni, tutti testimoni di una lunga storia, tradizione e cultura contadina.
E se oggi, per la gioia degli studiosi, dagli archivi ricompaiono i nomi di Caterina e di Accattabriga, indirettamente la storia dell’infanzia, più in generale della vicenda umana, di Leonardo; assieme diamo voce alle storie dei tanti abitanti che hanno vissuto, amato, salvaguardato fino ad oggi queste terre che Leonardo sapeva così bene interiorizzare e restituire nelle sue opere. A loro, proprio a questi co-protagonisti, agli uomini che con il loro lavoro, il loro fecondo silenzio, spesso comparse nello sfondo della storia ufficiale e del mito di Leonardo, le cui storie e nomi, a poco a poco, emergono dai vecchi archivi e registri parrocchiali, viene dedicato questo incontro.
A noi resta lo scomodo testimone di portare avanti il loro messaggio, reinterpretarlo al passo del tempo, con immutati rispetto e dedizione.

Comitato San Pantaleo, 2011

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