martedì 23 giugno 2009

Il banchetto delle streghe
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Vinci, nel dì di San Giovanni
LA NOTTE DEI SANTI STREGONI
I Santi Vecchi tra storia, tradizione e superstizione
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I Santi Giovanni, ovvero il Battista e l’Evangelista, erano i patroni dell’antico comune di Vinci, come risulta dagli Statuti medievali. La loro festa solenne veniva festeggiata a Vinci il 27 dicembre, in occasione dell’Evangelista. La notte di San Giovanni Battista tuttavia rappresentava un evento importante, in quanto non solo legata al patrono della dominate fiorentina (nella giornata del 24 giugno il Podestà di Vinci si recava a Firenze per l’omaggio simbolico del Cero), ma soprattutto per essere radicata nella memoria e nelle tradizioni tramandatesi dalle genti del posto. Con questa festa nell’antichità si celebrava infatti il solstizio d’estate, il cambio di direzione del sole, di solito accompagnato dall’arrivo della stagione calda. Nella notte – secondo le antiche credenze – alcuni vegetali acquistavano pertanto una virtù particolare. Si raccoglievano le erbe medicinali, la camomilla e le noci (ancora verdi) per confezionare il liquore detto nocino. In particolare, in questa notte, il noce era l’albero presso cui si radunavano le streghe, uscite “in massa” per i campi alla ricerca delle varie erbe. Piace ricordare tuttavia che se l’albero del noce era considerato sacro per le streghe, tuttavia non lo era per i contadini che lo piantavano distante dagli orti perché si dice che attirasse influenze negative. In questo giorno si raccoglieva inoltre lo spigo da conservare fra la biancheria (a fini magici e odorosi). Per avere dei sogni premonitori, certa “stregoneria” consigliava di raccogliere le “erbe di San Giovanni” (aglio, artemisia, verbena, ruta,vischio, sambuco, cipolla, biancospino, corbezzolo) in numero di nove, compreso l’iperico, e metterle sotto il guanciale. Esistevano tuttavia diverse pratiche di divinazione per conoscere il futuro da compiere in questo giorno, perché come dice il detto “San Giovanni non vuole inganni”.
La guazza di San Giovanni aveva nella tradizione popolare un grande potere magico contro il malocchio, perciò talvolta venivano lasciati all’aperto indumenti e oggetti supposti colpiti da malefici. Bisognava inoltre bagnarsi il viso e gli occhi con la guazza ( per tale motivo veniva lasciato un paiolino colmo di acqua sulla finestra durante la notte, nel quale venivano messe a macerare alcune delle suddette erbe) che serviva per preservarsi dalle malattie della vista, mentre secondo altri poteva essere di buon auspicio per trovare o, meglio, “vedere” il marito.
Molti portafortuna o gesti scaramantici della civiltà contadina erano inoltre legati alla festa di San Giovanni Battista. L’aglio acquistato in tale giorno garantiva un anno prospero. Per aumentare i propri guadagni, a mezzanotte del 23 giugno, in alcuni luoghi era di buon auspicio cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa; portare l’iperico, la pianta dai fiori rossi come il sangue del Santo, all’occhiello nella notte della festa era un modo per proteggersi dalle streghe.


Poggio al Sole (Vinci) - Il falò del 2008, con la danza delle streghe (Circolo Fantasy Toiano)

La tradizione più ricordata è comunque quella dei grandi falò accesi ai margini dei campi, bruciando le vecchie erbe, pensando che le coltivazioni ne potessero trarre beneficio; con la cenere ancora calda si usava poi tracciare delle croci con particolari benedizioni da parte del “capoccia”, ovvero del capo-famiglia, oppure venivano gettati nel grande falò capi d’aglio, le cose marce o le vecchie erbe rimaste inutilizzate in modo da fare fumo contro le streghe e ogni stregoneria. I veri protagonisti della notte di San Giovanni Battista erano e sono rimasti nel ricordo degli anziani del posto almeno tre: il fuoco per allontanare la paura delle tenebre; l’acqua o meglio la guazza benedetta nella notte dal Santo per preservarsi la vista e soprattutto salvaguardarsi dagli “inganni” degli uomini malvagi; le erbe magiche o comunque benefiche per curare i malanni e allontanare gli spiriti cattivi.

Dama di Bacco, Percorsi di terra e di gusto

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