domenica 13 dicembre 2009

La gelata con i salci rossi, Vinci 2009
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IL FIUME E IL SALICE
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Storia e leggenda sulle origini del nome VINCI
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Il paesaggio di San Pantaleo ovvero di quel borgo allargato che da Vinci si estende a valle fin quasi al confine con il Padule di Fucecchio si caratterizza per la presenza di molti vigneti, dai quali si produce un rinomato vino, e dalla presenza di un piccolo torrente circondato da piante particolari i salici rossi, altrimenti detti salci.
Costituiscono fra di loro elementi di una piccola filiera, laddove il salice debitamente bagnato e lavorato un tempo veniva utilizzato per legare o annodare le tralci delle viti. Leonardo da Vinci lo ricorda benissimo in una delle sue più famose favole: il salice e la vite. Come del resto, in alcune rubriche degli Statuti comunali di Vinci dei tempi di Leonardo fanciullo si vietava alla gente di lasciare a macerare i salci, ma anche il lino, lungo il rio castellano, in prossimità del paese, pena gravi sanzioni in denaro.
Tali elementi, il fiume e il salice, assumono nella storia, o meglio nella leggenda, di Vinci e della famiglia omonima ( i Da Vinci) una rilevanza importantissima. Indipendentemente dalla presenza in questa valle della madre di Leonardo, Caterina, come recentemente dimostrato, e ancora prima della storia di quella antica San Pantaleo coeva allo stesso castello dei Conti Guidi ( la piccola chiesa di San Pantaleone Martire veniva infatti ceduta unitariamente al castello di Vinci dai Conti Guidi al Comune di Firenze nel 1255), questi due elementi, il fiume ed il salice, denotano la culla “naturale” del luogo dal quale deriva proprio il suo nome: Vinci.
Superate certe teorie ( Don Quirino Giani – Clemente Lupi, vissuti alla fine del 1800 e primi del 1900) per cui il nome del paese deriverebbe dalla famiglia romana Vinicia che si presume avesse qui dei possedimenti ( fundus vinicii), sono oggi più accreditate quelle teorie che ne fanno derivare la radice dal nome del torrente che attraversa la piccola valle, il Vincio, e dal vinco ( al plurale vinchi, ma in antico vinci, di derivazione latina vincus) ovvero il salice, la pianta che caratterizza il paesaggio soprattutto autunnale, quando i rami diventano rossi, da cui l’aggettivazione salice purpureo. Con i rami giovanili e flessibili di questa pianta i contadini realizzavano soprattutto in passato i canestri, le fruste, oppure i vinci venivano utilizzati per legare i mazzi e le viti. Il termine vinco deriva dal latino tardo e volgare vincu/vinci (e da vincere e vinculum: rispettivamente, legare e nodo/legame nel latino classico) che si traduce vimine o salice.
( dal progetto LA VIGNA IN CONDOTTA, a cura di Slow Food Vinci e Montalbano)


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