Vinci, 20 agosto 1939. Il prof. Nicodemi (primo a sinistra) accompagna il Ministro Bottai (al centro) assieme al Podestà di Vinci alla Chiesa di Santa Croce in visita al "fonte battesimale" |
“Non si volta chi a stella è fiso”
LEONARDO
E IL FASCISMO. VINCI, 20 AGOSTO 1939
LA MOSTRA DEI CIMELI LEONARDIANI
Nel
1939, a Milano, si realizzavano solenni celebrazioni dedicate a Leonardo con
una mostra di marchingegni leonardeschi dal titolo “Mostra
di Leonardo da Vinci e delle Invenzioni Italiane” e un’appendice a Vinci, a
cura del Comune e del locale Fascio, con la “mostra dei cimeli” presso il Castello (20 agosto 1939). In quegli
anni, veniva riesumato anche il primo fonte battesimale della chiesa di Santa
Croce, riscoperto nel corso dei recenti lavori di restauro, che veniva visitato
in pompa magna dal ministro Giuseppe Bottai, come “fonte di Leonardo”, sulla
base della famosa nota del nonno paterno «Nacque un mio nipote, figliolo di ser
Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di notte. Ebbe nome
Lionardo. Battizzollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci ….». A suggello delle
varie cerimonie, il professore Giorgio Nicodemi, docente universitario
meneghino e, all’epoca,
Direttore delle Raccolte del Castello Sforzesco di Milano, teneva
un solenne discorso dal balcone della casa del fascio (oggi sede della Stazione
dei Carabinieri di Vinci). Anche la parte bassa del paese era stata già oggetto
di importanti lavori e opere destinate ad immortalare l’Italia con i monumenti
ai caduti della prima guerra mondiale, progettati dall’arch. Coppedè, ispirati
e voluti dal sen. Alessandro Martelli; mentre nella parte alta, si doveva
innalzare il Genio Italico di Leonardo. Nello stesso periodo, il Comune di
Vinci e gli organizzatori milanesi progettavano dei veri e propri
“pellegrinaggi” dei visitatori dalla mostra di Milano in quel di Vinci, con
tanto di indicazioni turistiche. Per tale motivo, sempre il 20 agosto 1939, a
Vinci, s’inaugurava la prima Mostra dei
Prodotti del Montalbano, con un mega padiglione nella Piazza Baldi Papini, oggi
Piazza della Libertà. L’obiettivo principale era quello di promuovere
l’immagine turistica di Vinci a livello nazionale, anche attraverso i prodotti
del territorio, il Vino Chianti Montalbano e l’olio d’oliva, e dell’artigianato
locale, con riguardo ai “cappelli di paglia” ed ai “ricami” .
La
nota curiosa, come ricordano alcuni testimoni del tempo, è che nel corso
dell’inaugurazione della mostra milanese il rappresentante del partito fascista
indicava in Leonardo un precursore del fascismo in quanto, a suo avviso, il suo
motto “non si volta chi a stella è fiso” era del tutto simile al mussoliniano
“noi tireremo diritto”.
Cosa
ci resta di quella mostra milanese e dell’esperienza vinciana?
Le
cronache nazionali del dopoguerra riportano che le “invenzioni italiane” fatte
costruire per l’occasione finivano negli Stati Uniti e da lì nel Giappone. La
guerra poi faceva le sue vittime.
Nel
1952, nasceva la nuova collezione del Museo Leonardiano con importanti
donazioni e le “macchine” arrivavano a Vinci, per mani e vie diverse, in modo
del tutto pacifico. Si realizzava comunque quel progetto ipotizzato dagli
appassionati vinciani nel corso delle manifestazioni del 1939. Nel frattempo, anche
il “fonte battesimale di Leonardo” veniva spostato da una parete all’altra
della chiesa di Vinci. L’arch. Giulio Ulisse Arata (1881-1962) gli creava intorno un apposito spazio “metafisico”, dal gusto un po’ retrò, ma suggestivo. Questo
nuovo ambiente, conosciuto oggi come il “Battistero”, veniva inaugurato il 15 aprile 1952 addirittura dal Presidente
della Repubblica, Luigi Einaudi, e dal Presidente del Consiglio dei Ministri,
Alcide De Gasperi. Era a Vinci anche il prof. Giorgio Nicodemi, che nell’agosto
1939 aveva accompagnato l’allora ministro Bottai. Mentre era ospite del maestro
Virgilio Gandi, Presidente del Comitato per le Celebrazioni del V° Centenario
della nascita di Leonardo, componeva tre appassionati sonetti dedicati a
Leonardo, recentemente pubblicati dal Comitato/Archivio Vinci nel Cuore (p.g.c.
famiglia Gandi), sotto il titolo “La Notte di Leonardo” (“… Notte dalla tua pace ogni
fervore/s’accende. Dì s’egli visse puro
e forte/e trionfò nella lotta d’ogni errore,/or ch’egli non più avvinto è da
ritorte/porgi al tuo Leonardo il nostro amore/nella luce divina oltre la
morte”- cfr. Archivio dei Poeti di
Vinci, 2013, pagg. 17, 18).
Nell’anno
successivo, il Comune di Vinci invitava di nuovo il prof. Nicodemi, quale
membro del Comitato Nazionale per le onoranze a Leonardo, a tenere un nuovo “discorso
ufficiale” in occasione dell’inaugurazione della “Mostra dei Modelli di
Macchine Vinciane”, donati al Museo Leonardiano dall’“International Business
Machines”, a chiusura dell’Anno Vinciano (15 aprile 1953).
Quale
potrebbe essere la morale di questa piccola storia, racchiusa nella fotografia
di Vinci dell’agosto 1939?
I
tempi passano, ma alla fine gli “uomini” e le “cose” importanti restano, come
il museo leonardiano, il battistero vinciano o la vocazione turistica del paese
di Leonardo.
È
quindi curiosa, un “tocco di colore” in una foto di altri tempi, quella scritta
fascista, ancora fresca, pitturata da mano vinciana, in occasione delle
celebrazioni per i “cimeli leonardiani” del 20 agosto del 1939, a ridosso della
via della Chiesa di Santa Croce (oggi intitolata a Giorgio La Pira), che
campeggia dietro le figure del Ministro Bottai e del Nicodemi, una profezia al
contrario, stando agli eventi successivi : “ Noi diciamo che solo Iddio può
piegare la volontà fascista, gli uomini e le cose mai”. (Gangalandi)
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