IL 31 OTTOBRE A VINCI SI FESTEGGIAVA IL RISPARMIO, SI PIANTAVANO GLI ALBERI E SI RECITAVA IL ROSARIO.
Il calendario contadino di Gangalandi
La Festa degli alberi del 1953 |
Il 31 ottobre è una data significativa nel calendario
contadino. Non tanto per la festa di Halloween, importata soltanto di recente
dalla civiltà anglosassone, amata e vituperata in virtù di un consumismo
talvolta eccessivamente banale; per alcuni anche blasfemo. Basti ricordare il
31 ottobre di quaranta/cinquanta anni fa in un piccolo borgo della Toscana. Nella ricorrenza ancora si piantavano gli
alberi, si festeggiava il risparmio e la sera si recitavano i rosari.
Protagonisti allora come oggi erano i bambini. A scuola, le maestre
accompagnavano gli alunni, in fila indiana, a piantare gli alberi, prima sul
poggio di Marradino, negli ultimi anni al campo sportivo di Ripalta, con
merenda appresso. Una festa “ecologista” in tutti i sensi, molto vicina per
sensibilità e caratteri a quelle di oggi, organizzate da sigle nazionali tanto
di moda. Al ritorno in classe, si distribuivano i quaderni con raffigurati i
classici salvadanai e le “biro” date in omaggio dalla Cassa di Risparmio
(all’epoca a Vinci c’era solo l’agenzia della San Miniato), per festeggiare il
risparmio, a cui veniva dedicata una giornata nazionale, istituita in epoca
fascista e proseguita fino ad oggi. A quelli più fortunati, le cui famiglie
erano clienti dell’agenzia della banca veniva donato anche il salvadanaio di
metallo, con doppia chiavina antiscasso (altro che quelli di coccio!).
Alla
sera, terminata la giornata di lavoro, per molti dedicata alla raccolta delle
olive, s’intonavano i rosari familiari in ricordo dei propri cari defunti,
perché si diceva che in quella notte ritornavano a trovarci e proteggerci. Alle
ultime litanie e orazioni per i morti,
nel mezzo di un clima abbastanza mesto e tetro, alla comparsa delle
prime “zucche” cavate e riempite di moccoli ad opera dei giovani di queltempo,
scattavano le imprecazioni degli anziani
a denunciare il vilipendio della sacra ricorrenza e la futilità di
stupide mode.
Oggi, i rosari non si recitano più. I moccoli più che
accenderli, si tirano. I morti, o meglio la paura e consapevolezza della morte,
si esorcizzano in feste mascherate, quasi carnascialesche. Le zucche “cavate”
si trovano a bizzeffe, anche senza Holloween. I morti sono un ricordo e come
tale restano. Anzi meglio che stiano lontani.
È rimasta, a livello nazionale, la festa del Risparmio. In verità, dinanzi a
tale consumismo indotto, viene ormai festeggiata con qualche giorno d’anticipo
rispetto all’originario 31 ottobre. Le banche non regalano più quaderni e biri.
La gente è bene che spenda e si diverta.
In verità, a Vinci, nota città di gente parsimoniosa, sembra
che il “risparmio” sia comunque
ampiamente considerato. S’iniziano a mettere da parte, non senza polemiche, i
soldi necessari per gli abbellimenti natalizi; seppure il salvadanaio
“pubblico” sembri ormai vuoto, anche per la tradizionale festa di metà novembre
per la promozione dell’olio e vino “novi”. Come diceva un vecchio detto “se tu
voi aver soldi è meglio non spenderli”. Più risparmio di così!
Dolcetto o scherzetto?
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