venerdì 22 maggio 2009


UNA NINNA NANNA PER VINCI
Si chiama Tosca l'ultima nata del paese di Leonardo

Tosca si chiama l’ultima nata di Vinci, soltanto tre ore or sono. Un nome antico e di tradizione per la piccola nata, figlia di Federica e David. Ma quanti sono i nuovi nati di Vinci ? Tanti o pochi ? Un mese fa si è pensato di piantare un albero per ogni nato del comune e di realizzare addirittura un grande giardino, seppure dal nome un po’ tetro dell’OltreDomani (?). Come Dama di Bacco riteniamo più opportuno festeggiare i nuovi vinciaresi con un ricordo della tradizione delle madri contadine.
Due anni or sono, fu presentata in San Pantaleo, in occasione del Concerto per Caterina, una vecchissima ninna nanna raccolta oralmente dalle nonne della campagna di Vinci, già pubblicata in una versione simile in un volume di canti popolari, commissionato dalla Regione Toscana ( vedi la versione cosiddetta dell’Ambrogiana), integrata e revisionata per l’occasione vinciana dalla madre di Tosca al fine anche di consentirne un uso didattico e scolastico.
Secondo alcuni studiosi le parole di questa ninna nanna paesana sono ricordate addirittura nei pensieri di Leonardo. In verità riteniamo che sia più una suggestione nata dal luogo in cui tale versione si è tramandata fino ai nostri giorni, piuttosto di un canto che addirittura Leonardo ci avrebbe voluto tramandare. La melodia peraltro sembra più sette/ottocentesca che rinascimentale, seppure il testo, soprattutto il verso finale, ricordi la vicenda umana di Leonardo, in giro per il mondo, e della madre Caterina “Anche se giri ogni terra lontana / Solo una mamma al mondo puoi trovare” . Anche il famoso e indimenticato flautista Severino Gazzelloni era alla ricerca di questa misteriosa ninna nanna che si sarebbe potuta estrapolare dalle note e dai pensieri lasciati dal Vinciano, fino a proporne una sua versione in uno storico concerto a Sant’Ansano di Vinci. J.P.L. Rampal , primo flautista di Francia, secondo le indiscrezioni lasciateci da Gazzelloni, avrebbe preparato la sua versione per una esecuzione in contemporanea dei due grandi artisti, in un ideale abbraccio fra Italia e Francia, le patrie di Leonardo. Il progetto purtroppo non si è mai realizzato.
Riservati tutti i diritti in ordine alla nuova revisione di Una ninna nanna per Vinci a cura di Federica Baronti, pubblichiamo volentieri il testo della tradizione toscana, conosciuto anche come la “ Ninna nanna delle pecorina”, in segno di benvenuto a Tosca e a tutti i nuovi vinciaresi !

UNA NINNA NANNA PER VINCI

Oh pecorina dal candido vello
Ti toserò ma senza farti male
Il mio bambino vuole un bel mantello
E ti compenserò con pane e sale

Rit: e gira la e gira la la rota
E tu sei i’ fiore della vita mia
Quando ti tengo tra le braccia caro
Da me si parte la malinconia.

Oh falcettino che nel cielo stai
Fammi di stelle un grosso mazzolino
Io le ricoprirò con bianco velo
Lo metto a capo a i’ letto aimmè bambino. Rit

Oh bimbo che riposi nella zana
Chissà mai quanto dovrai camminare
Anche se giri ogni terra lontana
Solo una mamma al mondo puoi trovare(2 volte) Rit



Sogni d’oro a Tosca e a tutti i nuovi nati di Vinci

.... ma non dormiamo troppo (il monito è naturalmente per i più grandi), che non s’abbia a tramandare anche lo storico vizio censurato dallo sconforto dell’antico Podestà di Vinci per cui “Vinci è paese contra alla cuchagna, dove molto si dorme e poco si guadagna ( Vinci, 1564) ! ”

Gangalandi

LA ZANA DI VINCI

Nella ninna nanna della tradizione toscana e vinciarese si riporta un termine antico, ovvero la zana, la culla usata un tempo dai contadini e costituita da una cesta posta su due supporti di legno convessi, per farla dondolare; il termine deriva in verità dalle ceste di uso comune, di solito di forma ovale, poco profonde, fatte di sottili stecche di legno intrecciate. Suggestiva tuttavia una citazione di memoria pascoliana " E dorme nella zana di vetrici/la bimba, e gli altri dormono" dove si ricorda che queste "culle" contadine spesso erano fatte di "vetrici", ovvero di salice. Anche i "vinchi" o "vinci", i rami dei salici purpurei che abbondano nelle nostre campagne, da cui deriva il nome del paese e della nobile famiglia, venivano quindi utilizzati non solo per legare le viti ma per realizzare tramite intrecci e nodi dei piccoli oggetti di uso quotidiano nella famiglia contadina. Per cui il ricordo più bello che Leonardo ha lasciato ai suoi discendenti forse non sono le discussioni accademiche sulla casa dove sia nato oppure dove sia stato effettivamente battezzato, ma la suggestione dei luoghi natali, dagli sfumati colori pastello, con i cangianti salici e i torrenti, come quello di Balenaia, nato poco sopra Anchiano e che a San Pantaleo diventa Vincio, il nostro fiume Giordano, nella cui bellezza vengono naturalmente battezzati tutti i bambini di Vinci. Se Leonardo ha quindi voluto lasciare un segno della sua presenza ha lasciato indelebile il ricordo di questa piccola valle come di una zana, una tosca culla per Vinci e il suo Genio.
Nicola Baronti da " Salvatico è quello che si salva", 2009


1 commento:

silvia ha detto...

tanti auguri a federica e benvenuta alla piccola tosca!!!!