lunedì 29 giugno 2009



La terra e il castello di Vinci

Ferace e assolata terra di Vinci
che dalla valle dell’Arno
sali dolcemente al castello
or chiazzata di olivi
or di terra colta, di boschi,
di vigneti e di olivi.
Terra che muti la notturna rugiada
in succhi inebrianti
di vini rossi e biondi, saporosi
di Montalbano.
Il castello cupo e turrito
domina da secoli la valle
e nulla più chiede.
Prima avea domini e armati,
dame belle e damigelle
cavalieri e contado … prono,
ora solo arciglio ha il volto,
ma resta inerte e mite;
grigie le pietre delle mura
e rugginosi i ferri alla finestre;
fu il suo tempo aureo,
ora resta la fiaba
che l’uomo scrive o dice
perché, il castello inerme,
abbia uno spirito
all’occhio del vivente
che dia forma, con la fantasia,
del gran maestro
e degli spiriti innumerevoli
che aleggiano dentro e fuori
delle mura!


Luigi Sandri
tratto da PANFISCHIA Missaglia (Co), 1989

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissima poesia! Sto cercando il libro "Panfischia", qual'è la casa editrice? Saluti Stefano Gaspari