TEATRO DI VINCI, 15 NOVEMBRE 2014 ore 21,15.
La Compagnia NUOVO TEATRO 2000 di PISA presenta
“ L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ” di Luigi Pirandello
La Compagnia “Nuovo Teatro 2000” è nata
a Pisa nel 1999. Alcuni dei soci fondatori avevano all'attivo già molti anni di
esperienza teatrale, coordinati da Fabrizio Primucci, formatosi tra il teatro dialettale (con la famosa “Brigata dei
dottori”) e il teatro cosiddetto più impegnato (Compagnia “Il Centro” di
Lucca). Nel 2000, l'anno dopo la fondazione,
la Compagnia debutta con
"Ricorda con rabbia" di Osborne, poi si cimenta con una serie
di classici da Moliere (“Il medico per forza”), rimasto nel loro repertorio
fino alla primavera 2010; “ Il Gabbiano" di Cechov, "Spettri" di
Ibsen, "Il Burbero di buon cuore” e
molti altri come "Sogno di un mattino di primavera" di D'Annunzio e
"Vite Private" ovvero (La dolce intimità) di Noel Coward. Spettacoli
che venivano selezionati nell’ambito delle più importanti rassegne nazionali,
come il Festival Macerata Teatro (dove la Compagnia otteneva il Premio per la
migliore caratterizzazione maschile con “Il medico per forza”) e il Festival Nazionale d'Arte Drammatica di
Pesaro.
Si presenta per la prima volta al Concorso Regionale di Quarconia con “L’uomo, la bestia e la virtù” per coinvolgere il pubblico in un’originale rivisitazione dell’opera di Luigi Pirandello, curata da Cristina Poli e Fabrizio Primucci.
Questo testo teatrale veniva scritto nel 1919 e rappresentato la prima volta a Milano dalla compagnia di Antonio Gandusio. Il pubblico non l’accolse bene, forse non si aspettava da Pirandello una “commedia” dai toni così farseschi e scollacciati. Solo in seguito veniva rivalutato dalla critica e dal pubblico, al punto di essere una delle opere pirandelliane più rappresentate nel mondo e un “classico” del grande teatro italiano del Novecento.Il tema farsesco trattato dalla commedia è già contenuto nel titolo.
L’“Uomo” è la prima maschera, quella del professor Paolino che nasconde sotto il suo ostentato perbenismo la tresca con la signora Perella, che indossa la maschera della “Virtù”, una castigata ed irreprensibile madre di famiglia praticamente abbandonata dal marito, la “Bestia”, un capitano di marina che convive con una donna a Napoli e, nelle rare occasioni in cui incontra la moglie rifiuta, con ogni pretesto, di avere rapporti con lei. La commedia in maschera potrebbe proseguire con piena soddisfazione di tutti se il destino e il caso non intervenissero a far cadere ogni ipocritica apparenza.
“ L’uomo, la bestia e la virtù” - come scrive l’autore - “ è una favola piena d’amarezza, una feroce satira contro l’umanità e i suoi astratti valori. La sua comicità esteriore non è che la maschera grottesca di questa amarezza”.
Si presenta per la prima volta al Concorso Regionale di Quarconia con “L’uomo, la bestia e la virtù” per coinvolgere il pubblico in un’originale rivisitazione dell’opera di Luigi Pirandello, curata da Cristina Poli e Fabrizio Primucci.
Questo testo teatrale veniva scritto nel 1919 e rappresentato la prima volta a Milano dalla compagnia di Antonio Gandusio. Il pubblico non l’accolse bene, forse non si aspettava da Pirandello una “commedia” dai toni così farseschi e scollacciati. Solo in seguito veniva rivalutato dalla critica e dal pubblico, al punto di essere una delle opere pirandelliane più rappresentate nel mondo e un “classico” del grande teatro italiano del Novecento.Il tema farsesco trattato dalla commedia è già contenuto nel titolo.
L’“Uomo” è la prima maschera, quella del professor Paolino che nasconde sotto il suo ostentato perbenismo la tresca con la signora Perella, che indossa la maschera della “Virtù”, una castigata ed irreprensibile madre di famiglia praticamente abbandonata dal marito, la “Bestia”, un capitano di marina che convive con una donna a Napoli e, nelle rare occasioni in cui incontra la moglie rifiuta, con ogni pretesto, di avere rapporti con lei. La commedia in maschera potrebbe proseguire con piena soddisfazione di tutti se il destino e il caso non intervenissero a far cadere ogni ipocritica apparenza.
“ L’uomo, la bestia e la virtù” - come scrive l’autore - “ è una favola piena d’amarezza, una feroce satira contro l’umanità e i suoi astratti valori. La sua comicità esteriore non è che la maschera grottesca di questa amarezza”.
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