domenica 6 agosto 2017

A PASSEGGIO PER VINCI NEL MAGGIO 1950. APPUNTI DALLA CRONACA DI UNA GITA NEL PAESE DI LEONARDO.

A PASSEGGIO PER VINCI NEL 1950, IN CERCA DI LEONARDO E DI UN NIBBIO
Alcuni appunti dalla cronaca di una passeggiata per Vinci nel maggio 1950.

Come sovente avviene, cercando altro materiale, ci siamo imbattutti in una bellissima pagina di un giornalista toscano, un cronista del tempo, venuto a Vinci per raccontare ai suoi lettori le impressioni  e le suggestioni di una gita nel paese di Leonardo. Si sono scelti tre piccoli brani, che fanno riflettere su quello che era il paese alla fine della seconda guerra mondiale, su quello che è stato fatto e su quello che probabilmente c'è ancora da fare, secondo la sensibilità, gli usi e le esigenze dell'uomo di oggi.

Che poi Leonardo sia nato a Anchiano, anche questo non è sicuro. Sono stato su a Anchiano. La casa è solitaria: la porta è aperta, le finestre spalancate, e una bambina con il fiocco nei capelli e la vestina sporca è scappata via impaurita. « La fotografia ce l’ho di già» m’ha gridato correndo lungo il viottolo: e così non ho potuto dare neppure un’immagine di vita a quelle mura disabitate.
All’interno le stanze sono vuote, anche se il cammino quattrocentesco ha i segni di fuochi recenti. Sulle pareti qualche scritta a lapis « conigli 16», «macinati sacchi 6»; e qui « Giorgio e Luisa Bini di Viareggio insieme al fido Gaetano in visita omaggio ai luoghi in cui vide la luce il genio universale di Leonardo. 11 maggio 1948»; e qui ancora « 16 giugno alle ore 11»: o che è successo alle 11 del 16 giugno? Su una porta, delle parole in tedesco «Belegt ccmm 21 Juli, bis: Sterbsgetf. Gaiel». Sono forse i soldati che poi ricompensarono l’ospitalità con la cannonata che ha sfondato l’ala destra della casa?
Alcune stanze sono dipinte di rosa, di verde cupo, una di un celestino chiaro chiaro, così come si usa nelle case di campagna. La casa in verità fu abitata dai contadini che coltivavano il fondo, fino a qualche anno fa, quando il proprietario, conte Rasini di Castel Campo, costruì vicino una nuova casa colonica e dell’altra fece dono al Comune di Vinci. Fu abitata durante la guerra : « Ci siamo sfollati noi» m’ha detto la bambina prima di scappare via; che pena scoprire che a quell’età sapeva già che cosa significava « sfollare» .




Quella di Vinci è una ben singolare condizione. Senti dovunque la presenza di Leonardo: nei discorsi della gente, tutta espertissima e che ti sa dire vita e morte dell’illustre concittadino, è nell’aria stessa che circola tra le mura vecchie e nuove. In Piazza Leonardo puoi bere qualcosa al caffè Leonardo; dormi all’albergo Leonardo e mangi alla trattoria Leonardo, dove l’autoritratto di Leonardo domina le pareti in mezzo alle oleografie della Cavalleria, dell’Otello e della «Boheme». Ma Leonardo dov’è? Dateci un solo documento, un cimelio, un sassolino che sia di lui, e moriremo più felici.

  


Ma insomma non facciamo tante storie. Vinci ha dato i natali a Leonardo e questo basti. Tempo fa due studentesse francesi mi chiedevano dove era nato Leonardo da Vinci: il « da Vinci» l’avevano preso per un cognome. Questo non va bene; tutti sanno che l’Assisi di San Francesco, l’Aquino di San Tommaso o l’Urbino di Raffaello sono località e non cognomi; non è giusto che il Vinci di Leonardo sia così misconosciuto, anche se in realtà il « da Vinci» fu assunto come cognome dalla famiglia di Leonardo, fino a perdere poi il «da» al tempo della rivoluzione francese. Giorni or sono, inoltre, al congresso del volo verticale ( ma perché «verticale»? Gli elicotteri forse si muovono solo verticalmente come gli atomi di Leucippo?), apertosi a Milano proprio sotto l’eliporto Leonardo da Vinci, un oratore disse: « Qui, nella patria di Leonardo….». Piano: non facciamo, come al solito, tutto mio. A Vinci è la patria di Leonardo e a Vinci s’ha da venire.

Sergio Lepri da “ Su è giù per Vinci e Anchiano in cerca di Leonardo e di un nibbio” Vinci , 4 maggio 1950,