mercoledì 30 dicembre 2009

IL PRIMO DELL'ANNO NEGLI AUSPICI CONTADINI


ALTRO CHE OROSCOPI !!!!
SEGUI GLI AUSPICI CONTADINI
DEL PRIMO DELL'ANNO
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La festa è inevitabilmente collegata con quella della fine dell’anno vecchio.
L’uso di attendere la mezzanotte del 31 dicembre è presente anche nella civiltà contadina, anche se spesso si trattava di piccole festicciole oppure della classica “mattacena”, ovvero una cena fuori dell’ordinario, senza misura e parti, che ricordava molto gli attuali Cenoni dell’Ultimo dell’Anno.
Capodanno è una festa di auspici e di previsioni.
Per il primo giorno dell’anno è in uso mangiare un “grappolo d’uva” che dovrebbe portare ricchezza. Altrove si parla di dodici chicchi di uva, da mangiare con i rintocchi della mezzanotte, alla ricerca di un po’ di fortuna. Per gli stessi motivi, si considera - ancora oggi - come fonte di fortuna e ricchezza il cenare con un bel piatto di lenticchie. Mentre per i capi di abbigliamento era buon uso rinnovarne uno appositamente per questo primo giorno. Mentre era di buon auspicio gettare dalla finestra, alla mezzanotte, un oggetto vecchio ed usato
Il primo giorno è inoltre importante per capire come sarà l’intero anno.
La prima persona che si incontra uscendo fuori di casa sarà importante al fine delle previsioni su come sarà l’andamento del proprio anno: se è un uomo, una grande fortuna, se è una donna, un “vero” disastro! .
Un’altra consuetudine sono le “calende”, ovvero stare attenti al clima dei primi dodici giorni dell’anno per avere delle previsioni meteorologiche annuali. Se quindi il primo dell’anno splenderà il sole, allora anche tutto il mese di gennaio sarà buono, ma se il due gennaio pioverà, attenzione, perché febbraio sarà bagnato e così via. A San Pantaleo e Lamporecchio, invece, si pensa esattamente all’inverso, se il primo giorno è bello, il mese di gennaio sarà bruttissimo, se il secondo è bello, anche febbraio sarà brutto, e così via
In realtà, non da tutte le parti, Capodanno veniva festeggiato il primo gennaio.
Nelle vicine Pisa e Firenze, infatti, il primo giorno dell’anno si festeggiava il 25 marzo, ovvero la festa dell’Incarnazione o dell’Annunciazione, ovvero esattamente in corrispondenza al nono mese antecedente la nascita di Gesù.
Nonostante l’entrata in vigore nel 1582 del calendario gregoriano che fissava al 1 gennaio, “ il primo dell’anno”, a Firenze si continuò a considerare il 25 marzo come il Capodanno Fiorentino. Ciò avvenne finchè il Granduca Francesco II di Lorena con decreto del 1749 sancì la fine di tale usanza.
dalla scheda di " Natale a San Pantaleo e sul Montalbano", 2007
a cura della Dama di Bacco

martedì 29 dicembre 2009

PRONTUARIO PER IL BRINDISI DI CAPODANNO CON GLI AUGURI DELLA DAMA DI BACCO DI VINCI

augura a tutti
un felice Anno Nuovo !
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Il piccolo Comitato della Dama di Bacco di Vinci, che ormai resiste dal 2007, è lieto di porgere a tutti gli amici del blog i migliori auguri di un felice Anno Nuovo, con la speranza di rinnovare l’ incontro e scoprire nuovi amici nel corso delle prossime iniziative, magari lungo i sentieri di Vinci, o meglio, gli itinerari del cuore.
Un saluto particolare ai vinciaresi nel mondo contraccambiando gli auguri, nella certezza di vederci ben presto a Vinci.
A tutti quanti la Dama di Bacco vuole fare un piccolo dono di poesia fornendo un simpatico prontuario per il brindisi di Capodanno, prendendo a prestito i suggerimenti di un grande scrittore italiano, scusandoci con chi magari nel corso di quest’anno abbiamo inconsapevolmente dimenticato o non considerato come veramente merita.
Buon 2010 !!!

Prontuario per il brindisi di capodanno
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Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spenge un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuole farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.

Erri De Luca
Da “L’ospite incallito”, Einaudi Editore, 2008


Scardina, primo vincitore della Dama di Bacco, 1979
La Via di Caterina, dicembre 2009

domenica 27 dicembre 2009

I SANTI GIOVANNI, LA FESTA SMARRITA DI VINCI


27 dicembre, nel dì di San Giovanni Evangelista
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LA FESTA DEI SANTI GIOVANNI
ovvero
la festa smarrita di Vinci
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La Festa dei Santi Giovanni, antichi protettori della comunità vinciana, trova riscontro e una precisa descrizione negli antichi Statuti del Comune di Vinci del 1418 (R. 51) e del 1564 (R.21). I Santi Giovanni sono da distinguere con il patrono Sant'Andrea, definito protettore e avvocato del Popolo di Vinci nella versione cinquecentesca degli Statuti, laddove S.Giovanni (Evangelista), viene definito nel 1418, “protectore e defensore del Comune di Vinci”, perdendo nel 1564 il primo titolo in favore di Sant’Andrea. In verità, prima ancora, ovvero nel 1318, il Comune di Firenze aveva imposto San Giovanni Battista come unico "patroni et protectoris communis Vinciii". San Giovanni Battista era infatti considerato il “simbolo della rettitudine morale e della correttezza politica”, su cui Firenze medievale aspirava a fondare la propria fortuna economica ed il “buon governo” della cosa pubblica. A San Giovanni Battista veniva peraltro dedicata l’antica Pieve di Sant’Ansano, appena fuori Vinci. Alla fine del Trecento, infine, si faceva riferimento a due facinorose fazioni all’interno del popolo distinte proprio fra loro con il nome di Santa Croce ( a cui era intitolata la cappella del Castello) e di San Giovanni ( l’antiva pieve fuori le mura). A Vinci, i due Santi Giovanni venivano festeggiati cumulativamente il 27 dicembre, ovvero in occasione della festività del San Giovanni Evangelista


Il salice, simbolo di Vinci, 2009
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Si trattava di una vera e propria festa civile del Comune ( che comprendeva anche i popoli di Vitolini e Faltognano). La cerimonia prevedeva, che nel giorno della festa di San Giovanni Evangelista, i Capitani e i Camarlinghi del Comune, per vincolo del loro giuramento, dovevano curare che almeno dieci preti celebrassero la mattina di San Giovanni Evangelista la messa nella chiesa di Santa Croce di Vinci. All'altare di detto Santo si doveva cantare una messa solenne, preceduta dall’appello di tutti i Consiglieri, Camarlinghi, e Capitani del Comune, pena la decadenza dall’incarico ed una sanzione pecuniaria, in assenza di valida giustificazione. Dopo la solenne cerimonia il rettore della Chiesa di Santa Croce doveva porre la croce in mano ad uno dei sacerdoti, mentre un altro prete veniva parato, insieme ad un diacano e un sottodiacono, per uscire in processione con tutti gli altri preti, ciascun con indosso la cotta. Al loro seguito si poneva quindi il Podestà e il suo notaio, con essi dovevano essere anche i dodici Consiglieri del Comune, Gli Statuti prevedevano che il Podestà doveva avere in mano una “falcola di cera gialla di peso d'once sei”, mentre il Rettore di Santa Croce, i Capitani e Notai del Comune una di once tre per ciascuno, gli altri preti e i Consiglieri una di once una. La processione si svolgeva, “laudando Dio con detta cera in mano accesa”, fino alla raffigurazione della Vergine posta nell’abitazione del Podestà, dove veniva detta la messa e offerto un “quactrino” a tutti i presenti (dal XV al XVI secolo), mentre dalla fine del cinquecento la processione arrivava fino alla “Vergine di Borgo” per ritornare in Santa Croce. La cera avanzata veniva offerta alla Compagnia del Corpo di Cristo per le varie occorrenze “per essere detta compagnia povera”. Ai preti veniva pagata la solita elemosina, secondo il ruolo e la funzione svolta, direttamente dal Camarlingo
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Il salice purpureo, 2009
A cura di Nicola Baronti
dalla scheda di " Natale a San Pantaleo e sul Montalbano " , 2007

mercoledì 23 dicembre 2009

AUGURI DI UN SERENO NATALE A TUTTI GLI AMICI DELLA DAMA DI BACCO

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BUON NATALE
A TUTTI GLI AMICI
DELLA DAMA DI BACCO
Vinci, 25.12.2009
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Il pino di Ceoli, Vinci 2009

L'INCANTO DEL NATALE

Fra le molte cose che l’uomo si trascina dalla preistoria una è l’incanto del Natale; una parola detta secondo una scansione e accompagnata dal gesto rituale che avrà contraddistinto una celebrazione primordiale, che si è poi coniugata giù per le varie civiltà, portando fino a noi, in modo oscuro e irriconoscibile, il segno di un rozzo quanto sublime tentativo di creare una sintonia fra la mente ed il tempo.
Proprio il tempo, nel momento del solstizio, pare segnare una misteriosa pausa, un respiro cosmico: qualcosa nell’ordine universale s’inverte, per cui, entrando in sintonia con questo moto, l’uomo pensò di trovare una cifra delle cose e quindi forse anche la propria salvezza. In questo punto nodale della vita il Cristianesimo pose la nascita del Salvatore.
Il Natale è quindi uno dei momenti più misteriosi del ciclo tradizionale dell’anno.
Già nel calendario romano era particolarmente solenne, finché non si è avuta una sovrapposizione della festa religiosa sulla festa pagana. La festa religiosa ha quindi uno stretto legame con un fenomeno naturale o, meglio, con un fenomeno astronomico: l’andamento discendente delle ore d’illuminazione del sole è finito con il solstizio di inverno, e riprende l’aumento della luce nel corso delle giornate, anche se lento e graduale. E’ come se il sole rinascesse e ricominciasse il suo giro, la forza delle tenebre non è riuscita a prevalere sulla sua luce, cosa che rimanda alle paure arcaiche della morte del sole delle quali abbiamo testimonianza nei miti e nei fuochi notturni che la tradizione popolare pone in particolari festività. E non è un caso, che il Natale si pone in antitesi con il periodo del solstizio d’estate, anch’esso celebrato con grande solennità al 24 giugno per San Giovanni, che pur seguendo di poco il solstizio di fatto lo segna. Anche la notte di San Giovanni ha connotati profani: è la notte dei sortilegi e degli spiriti, il momento in cui le tenebre ricominciano a vincere.
Nella notte di Natale però tutto si capovolge. La notte è finalmente dominata dalle manifestazioni di forze benefiche, come gli angeli che cantano nel cielo.
Il Natale ha anche una corrispondenza con il ciclo della vegetazione.
Si celebra la discesa intima e nascosta del Verbo nel mondo e questo trova analogia con il seme del grano che, sceso da poco nel grembo della terra, comincia a schiudersi lentamente e a prendere possesso del nuovo mondo in una vicenda segreta, come il Cristo storico, sceso nel seno della Vergine, nasce nel buio della grotta, svelandosi sotto gli umili e ai soli veri sapienti. Anche Cristo, già atteso nell’Avvento, come il seme della terra cresce nelle successive feste dell’anno, fino alla pienezza dell’Ascensione e della Pentecoste.
Non a caso il cuore dell’uomo viene, nella simbologia tradizionale, raffigurato come una grotta, il riparo dello Spirito nel confuso caos della Materia, e non a caso si ripete la nascita di Cristo nella grotta, simbolo che S. Francesco diffuse con la pratica del presepio.
E’ proprio il presepio un’altra forma misteriosa di celebrazione che nella sua semplicità nasconde segreti filamenti che lo collegano alla natura e ai cicli astronomici. Nel momento in cui tolemaicamente il sole inverte il suo cammino, ecco che la natura ha un attimo di sospensione e di meraviglia: tutto si ferma per un istante come disorientato di fronte a qualcosa che muore e davanti a qualcosa di portentoso che nasce….. una sorte d’estasi cosmica che pare la chiave d’interpretazione degli umili atteggiamenti dei personaggi del presepio, che la tradizione raffigura costantemente fissi nel loro unico gesto.

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Albero del Natale 2009, Vinci 18 dicembre 2o09

sabato 19 dicembre 2009

ANNO NEVOSO, ANNO FRUTTUOSO ! VINCI E E LA NEVICATA DEL 2009

Vinci, di bianco vestita - 19 dicembre 2009

LA NEVICATA DEL 2009
Vinci, 18-19 dicembre
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Vinci e la neve,
secondo il detto popolare toscano
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Vinci si è svegliata di bianco vestita. Silenziosa. Solo il grido degli uccelli ad esorcizzare l’inverno e la fame. Un risveglio lungo, quasi sospeso, quello della neve. Poi, i primi coraggiosi come bambini impazienti a toccare, pestare, vivere la neve; chi con divertimento per la sorpresa; chi con affanno per un impedimento in più alle ordinarie incombenze giornaliere, chi per lavoro al fine di rendere libere e sgombre le strade e le comunicazioni con le varie frazioni del Montalbano.


San Pantaleo e il salice rosso, La Via di Caterina 2009
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A Vinci la neve non viene tutti gli anni e quindi costituisce sempre una sorpresa, anche se in verità sin da ieri pomeriggio “nevicava a minuto” ovvero “ che la voleva alzare al buco”, come dice il vecchio detto. Anche perché vi erano tutte le condizioni meteorologiche per cui non “nevica mai bene, se di Corsica non viene”. E’ certo che in questo periodo, tutto sommato, non viene ad intralciare molte attività dei campi, se non qualche ritardatario nella raccolta delle olive, quindi “ buona è la neve che a suo tempo viene”. Del resto “ la neve Sant’Andrea l’aspetta, se non a Sant’Andrea, a Natale; se non a Natale, più non l’aspettare”.

La Valle del Vincio e i salci rossi, sulla via di Caterina - 2009
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“Anno nevoso, anno fruttoso”, dicevano i contadini di un tempo, perché “ sott’acqua fame, e sotto neve pane” o similmente “ quando la neve s’inverna in piano, val più il sacco che non vale il grano”. C’è chi come il Targioni Tozzetti riferiva dal detto popolare che “ la neve per otto dì è alla terra come mamma, da indi in là come matrigna”. Un senso tale affermazione ce lo doveva avere visto che si ritiene che “ la neve che viene prima di Natale: due inverni in quell’anno” oppure che “ se nevica prima di Natale sette volte s’ha da rifare”. Speriamo che non rechi danno con le gelate. Chi non dimentica quella storica del 1985? Questo perché “la neve prima di Natale dura più dell’acciaio” ( a differenza di “ quella di febbraio che è come la paglia sull’aia”), anche in considerazione delle basse temperature e del gelo, “
neve dicembrina dove cala fa ghiaccio”.

La Via di Caterina sotto la neve, 2009

.Quali sono le previsioni e gli auspici contadini legati alla neve ?
Dopo la neve, buon tempo viene”, anche perché “ la neve non lasciò mai ghiaccio dietro” e guai se lo lasciasse – come annotava il Giusti – imputandole gli eventi che avvennero in Toscana nel 1845 e 1849.
E anche vero che mentre la neve copre tutto, il bello e il brutto, le benfatte e le malefatte; il bel tempo ci riporta alla realtà delle cose, per cui se “ alla squagliarsi della neve compaiono i monti” è altrettanto vero il detto che“ alla squagliarsi della neve compaiono … gli stronzi “.
Parola di contadino, parola di Gangalandi
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Vinci dalla via degli Spiriti Gloriosi - La Via di Caterina, 2009
Da Il Calendario Contadino di Gangalandi

domenica 13 dicembre 2009

La gelata con i salci rossi, Vinci 2009
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IL FIUME E IL SALICE
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Storia e leggenda sulle origini del nome VINCI
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Il paesaggio di San Pantaleo ovvero di quel borgo allargato che da Vinci si estende a valle fin quasi al confine con il Padule di Fucecchio si caratterizza per la presenza di molti vigneti, dai quali si produce un rinomato vino, e dalla presenza di un piccolo torrente circondato da piante particolari i salici rossi, altrimenti detti salci.
Costituiscono fra di loro elementi di una piccola filiera, laddove il salice debitamente bagnato e lavorato un tempo veniva utilizzato per legare o annodare le tralci delle viti. Leonardo da Vinci lo ricorda benissimo in una delle sue più famose favole: il salice e la vite. Come del resto, in alcune rubriche degli Statuti comunali di Vinci dei tempi di Leonardo fanciullo si vietava alla gente di lasciare a macerare i salci, ma anche il lino, lungo il rio castellano, in prossimità del paese, pena gravi sanzioni in denaro.
Tali elementi, il fiume e il salice, assumono nella storia, o meglio nella leggenda, di Vinci e della famiglia omonima ( i Da Vinci) una rilevanza importantissima. Indipendentemente dalla presenza in questa valle della madre di Leonardo, Caterina, come recentemente dimostrato, e ancora prima della storia di quella antica San Pantaleo coeva allo stesso castello dei Conti Guidi ( la piccola chiesa di San Pantaleone Martire veniva infatti ceduta unitariamente al castello di Vinci dai Conti Guidi al Comune di Firenze nel 1255), questi due elementi, il fiume ed il salice, denotano la culla “naturale” del luogo dal quale deriva proprio il suo nome: Vinci.
Superate certe teorie ( Don Quirino Giani – Clemente Lupi, vissuti alla fine del 1800 e primi del 1900) per cui il nome del paese deriverebbe dalla famiglia romana Vinicia che si presume avesse qui dei possedimenti ( fundus vinicii), sono oggi più accreditate quelle teorie che ne fanno derivare la radice dal nome del torrente che attraversa la piccola valle, il Vincio, e dal vinco ( al plurale vinchi, ma in antico vinci, di derivazione latina vincus) ovvero il salice, la pianta che caratterizza il paesaggio soprattutto autunnale, quando i rami diventano rossi, da cui l’aggettivazione salice purpureo. Con i rami giovanili e flessibili di questa pianta i contadini realizzavano soprattutto in passato i canestri, le fruste, oppure i vinci venivano utilizzati per legare i mazzi e le viti. Il termine vinco deriva dal latino tardo e volgare vincu/vinci (e da vincere e vinculum: rispettivamente, legare e nodo/legame nel latino classico) che si traduce vimine o salice.
( dal progetto LA VIGNA IN CONDOTTA, a cura di Slow Food Vinci e Montalbano)


lunedì 30 novembre 2009

LA FESTA DEL PATRONO MINORE, SANT'ANDREA


Sant'Andrea ( A. Geri)
Chiesa Parrocchiale di Vinci - Portale d'ingresso
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SANT'ANDREA, PATRONO DI VINCI
30 novembre 2009
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LA FESTA PATRONALE DI VINCI HA ANCORA UN SENSO ?
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" Oltre alla tipologia della festa, è d'altro canto necessario cercare d'intendersi sulla funzione della festa. Sia essa sospensione di un tempo "consueto" oppure teatralizzazione delle istituzioni e del potere, la festa non è gratuita nel suo concreto presentarsi. Essa ha sempre e comunque uno scopo, è un momento vissuto intensamente, dispone un suo linguaggio e pertanto ha un suo significato. Insomma, la festa va letta tutt'altro che non un momento di evasione.
Il medioevo toscano offre una grande varietà di feste, le più interessanti delle quali dal punto di vista dell'autorappresentazione della coscienza cittadina sono senza dubbio quelle patronali: un esempio efficace e quasi paradigmatico al riguardo può essere la festa di San Giovanni a Firenze "
Franco Cardini
"Le feste in Toscana tra Medioevo ed età moderna" da Incontri Pistoiesi di Storia Arte Cutura " Società Pistoiese di Storia Patria, 1987 pg. 5



I VINCIARESI, FIGLI DI UN PATRONO MINORE ?
Il senso della festa a Vinci
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Sulla base della definizione del prof. Cardini, Vinci avrebbe avuto, dal medioevo fino ai primi del novecento, addirittura due distinti patroni.
Se dal XIV secolo l'antica Podesteria e il Comune di Vinci festeggiavano come patroni i Santi Giovanni con una solenne processione civile e religiosa che si svolgeva il 27 dicembre, seppure - si tiene a precisare - tutti i partecipanti, preti compresi, venivano compensati e ospitati con colazione e desinare a spese del Podestà ( cfr. R. 21 Statuto Comune di Vinci 1564 e R- 51 Statuto Comune di Vinci 1418); la festa patronale era quella di Sant'Andrea a cui il popolo di Vinci era vocato, con contestuale sospensione delle attività consuete del Comune per un periodo di tempo lunghissimo, pari a quello della settimana santa " il dì di Sant'Andrea protettore, et avvocato del popolo di Vinci, con quattro dì innanzi e quattro dì doppo" ( R. 13 Delle ferie e dei feriali - Statuto Comune di Vinci, 1564). E' stato fatto osservare da alcuni studiosi che anche la chiesa di Vinci, probabilmente nel momento in cui si affrancava da "cappella de Vincio" ( come veniva definita nella bolla di Pasquale II del 14.12.1105) ovvero da "cappella del Comune" (come era ancora denominata nello statuto cinquecentesco), dotandosi di un proprio fonte battesimale, iniziava ad essere individuata come "ecclesia S. Andree ed S. Crucis de Vincio " (1505) o "ecclesia S. Andree de Vincio" (1561) ( vedi E. Sarli : Itinerario storico fra le chiese della diocesi di Pistoia" - inserto a VITA CATTOLICA del 1.3.1998). Altri ritengono addirittura che "Sant'Andrea" ( Mario Bruschi " La fede battesimale di Leonardo" Firenze, 1997, pag. 7) sia l'originaria intestazione della chiesa, prima ancora del passaggio del castello e dell'attigua cappella dai Conti Guidi al Comune di Firenze ( XIII secolo) con l'intitolazione alla Santa Croce ( per la quale in realtà non era previsto alcun giorno aggiuntivo di festa nel calendario della Podesteria e del Comune fin dalle prime versioni trecentesche).
La ricorrenza di Sant'Andrea, quale protettore del popolo di Vinci, veniva di nuovo valorizzata nel secolo scorso, con conseguente pieno riconoscimento anche a livello civile, in occasione della riapertura al culto e riconsacrazione da parte del Vescovo di Pistoia, Mons. Bernardi, della vecchia Chiesa Parrocchiale di Vinci, ricostruita ex novo negli anni 1929.-1935, avvenuta proprio nel "dì di Sant'Andrea" del 1935, dando pertanto nuovo significato e valore alla festa patronale ( F. Cianchi " Vinci, le sue Chiese e le sue Croci", dispensa parrocchia di Vinci, 1990, pag. 6). A tale rinnovata intitolazione si deve anche il bassorilievo raffigurante Sant'Andrea, posto al di sopra del nuovo ingresso principale della chiesa parrocchiale.
Il culto di Sant'Andrea risulta comunque diffuso e radicato in tutto il comprensorio empolese, accomunando ancora oggi per i festeggiamenti i popoli di Vinci, Empoli e Montespertoli, rinvenendo nella cultura popolare e contadina modi di dire, tradizioni appartenenti al mondo della terra ed usanze, come quella conosciuta anche in altri paesi legata al rinvenimento di cose nascoste e tesori particolari, proprio nella notte del 30 novembre, tramite la preghiera e intercessione del santo. Molto suggestiva al riguardo l'annotazione del più famoso dei vinciaresi, Leonardo da Vinci, che scrive nel suo diario che " la notte di Sancto Andre(a) trovai al fine la quadratura del cerchio. E in fine del lume e della notte e della carta dove scrivevo, fu concluso. Al fin dell'ora" ( cfr. " Scritti letterari di Leonardo da Vinci , a cura di A. Marinoni, Milano, 1974 pag. 82)

A Vinci cosa resta dell'antica tradizione della festa patronale, salvo l'apparente sospensione delle consuete attività comunali? Poco o nulla. La chiusura di qualche esercizio commerciale, magari barattata con qualche apertura domenicale, oppure il giorno di festa concesso ai lavoratori dipendenti che operano nel territorio di riferimento, in verità più per un riconoscimento normativo che proviene dai contratti collettivi nazionali di lavoro, che da un vero e proprio senso di appartenenza alla comunità. Da un punto di vista religioso forse una messa in più, essendo ormai Sant'Andrea derubricato dalla parrocchia a patrono " minore" di Vinci, concentrandosi le feste patronali liturgiche a seconda degli ultimi parroci in periodi diversi, prima alla fine di agosto ( con la festa della Madonna) poi slittata a settembre ( con la festa della Santa Croce). Poi niente
Piace ricordare che fino a poco tempo fa una cooperativa vitivinicola locale denominava il vino novello di Vinci proprio Sant'Andrea. Era un modo carino per ricordare una tradizione e il senso di appartenenza ad un territorio. Salvo qualche altro timido tentativo alla fine degli anni novanta di resuscitare la festa "smarrita", tentativo terminato nell'immancabile polemica paesana, non è dato rilevare niente di nuovo.
Come diceva un noto presentatore televisivo nasce tuttavia spontanea una domanda.
In un paese di duemila anime, come si è ridotto il popolo di Vinci, con oltre venti associazioni registrate nell'albo comunale, oltre a quelle non registrate, com'è che nessuna si ricordi della "tradizione" smarrita? Eppure Empoli e Montespertoli, a poco a poco, stanno riscoprendo la loro radice patronale; se tu vuoi anche Fucecchio con il battesimo e la cena contradaiola in quel della Nobile Contrada di Sant'Andrea, ma Vinci ? Forse che i vinciaresi sono diventati insensibili ad ogni cosa e a loro poco o niente importa della storia e tradizione?
E parafrasando il professor Cardini, se la festa non ha un suo scopo, un proprio linguaggio e un preciso significato, da viversi intensamente, che senso ha? La festa " va letta come tutt'altro che non un momento di evasione" . Come vinciani o vinciaresi, che dir si voglia, ai nostri figli insegneremo che per Sant'Andrea gli operai del comune e gli altri dipendenti non lavorano ( vecchia tradizione medievale) e che le botteghe ( a seconda però dell'esercente) sono chiuse e che se devi andare alla posta o alla banca bisogna ricordarsi di andare prima delle 11 a.m. perchè è considerato giorno semifestivo.
Chi spiega loro che il motivo di tale pausa nell'ordinaria o, meglio, consueta amministrazione della vita di una comunità ha invece un suo profondo e tradizionale significato civile e religioso ? Chi se ne deve occupare nell'organizzazione di una comunità se non le associazioni culturali, storiche e turistiche che in essa operano e si riconoscono come enti rappresentativi?
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Gangalandi

domenica 29 novembre 2009


UNA DOMENICA DI RACCOLTA
Vinci, 29 novembre 2009
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VITA E TRADIZIONE DEL FRUTTO PIU' NOBILE
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La luce di Allah è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada (...) il suo combustibile viene da un albero benedetto, un ulivo nè orientale nè occidentale, il cui olio sembra illuminare senza essere toccato dal fuoco. Luce su luce
Corano, Sura 24
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Felice chi è fedele al Signore e vive secondo la sua volontà (...) Tua moglie sarà nella tua casa come una fertile vigna e i tuoi figli, come giovani piante di ulivo
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Bibbia, Salmo 128

Le biblioteche di Vinci

L'uliveto è come una biblioteca, dove si va per dimenticare la vita o per comprenderla meglio. In certi villaggi (...) dove non c'è altra distrazione che la solitudine, gli uomini, la domenica mattina, vanno dagli ulivi come le donne vanno alla messa.

Jean Giono

lunedì 16 novembre 2009


UNA DOMENICA DI POESIA A VINCI
Scrittori e Poeti da tutta Italia
in onore al Genio Vinciano
Presentata "LA VIA DI CATERINA" di Nicola Baronti
(La Versiliana Editrice,2009)
15 novembre 2009

Domenica 15 novembre 2009, la sala convegni della Palazzina Uzielli di Vinci era gremitissima di poeti e scrittori, oltre cinquanta accreditati da molte regioni italiane, per festeggiare il ritorno della Libera Associazione Poeti e Scrittori di Fucecchio dall'International Literary Contest New York City manifestazione collaterale al Columbus Day 2009. Nell'occasione è stato presentato il libro di Nicola Baronti " La Via di Caterina", edito da La Versiliana Editrice, una raccota delle note storiche e poetiche che hanno costituito la base programmatica dell'omonimo percorso teatrale, nell'ambito dell'ormai triennale progetto di valorizzazione e promozione culturale e turistica " San Pantaleo e Caterina".


A fare gli onori di casa, accanto al Presidente della LAPS di Fucecchio, Giuseppina Morelli, il Sindaco di Vinci, Dario Parrini, che hanno ricordato il successo dell'iniziativa newyorkese e rinnovato l'impegno ad una maggiore diffusione della poesia, a tutti i livelli. Per tale motivo si giustificava la scelta di presentare La Via di Caterina, un'esperienza teatrale e poetica del nostro circondario, come uno degli esempi più significativi, riuscendo a coinvolgere tante persone sui sentieri della campagna che da Vinci conduce a San Pantaleo sulle orme di un Leonardo fanciullo, raccontato da poeti e cantori di leggende e storie popolari.


Alessandro Vezzosi, Direttore del Museo Ideale, ha quindi evidenziato gli aspetti e le peculiarità del percorso poetico vinciano, che sull'espediente leonardiano riesce a far rivivere la storia del borgo e dei suoi protagonisti, restituendo al mito vinciano un contesto tutto domestico, quasi familiare, animato da personaggi reali e di fantasia, riscoprendo usi e tradizioni smarrite del nostro territorio.


I testi poetici di Nicola Baronti interpretati magistralmente dall'attore Andrea Giuntini hanno quindi condotto i presenti nella dimensione di un cammino tutto interiore, seppure parallelo a quello turistico, alla riscoperta degli antichi sapori, colori e saperi del paesaggio vinciano, che di lì a poco si materializzavano nel video con le foto dei paesaggi e degli attori della Via di Caterina, realizzate da Camilla Boldrini e Corrado Granata nel corso dell'ultima edizione del settembre scorso.

La Moira, personaggio della Via di Caterina 2009
Nel pomeriggio, si è quindi parlato della poesia come solidarietà con lo scrittore milanese, Vincenzo Parolini, che è stato premiato dal Sindaco di Vinci per il suo impegno civile; dei parchi letterari con la scrittrice pugliese, Maria Antonietta Elia; della poesia come ricerca e sollievo dal dolore, con lo scrittore torinese, anche primario emerito dell'ospedale delle Molinette, Pierantonio Milone; della poesia dell'amore con il poeta lastrigiano Antonio Sabatino e di tante altre esperienze di artisti poliedrici provenienti da tutta Italia, fra cui segnaliamo quella di Antonia Bianco, delicata poetessa di Sovigliana.

Vinci si è quindi confermata ancora una volta luogo fondamentale per lo sviluppo e la promozione dell'arte e della cultura del nostro territorio nel mondo, riuscendo con le ali della poesia e l'aiuto degli artisti della LAPS a portare una esperienza tutta quanta locale, un sentiero di campagna come la Via di Caterina, a sfilare nella più importante arteria di New Yok come la Fifth Avenue nel corso dell'ultimo Columbus Day, davanti ad oltre mezzo milione di persone e in collegamento con i maggiori canali televisivi statunitensi.


Il tempo della Storia, da La Via di Caterina 2009

sabato 7 novembre 2009



DALLA VIA DI CATERINA
ALLA FIFTH AVENUE DI NEW YORK,
SULLE ALI DELLA POESIA
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Organizzazione
Libera Associazione Poeti e Scrittori di Fucecchio
Giuseppina Morelli, Presidente
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La Versiliana Editrice
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in collaborazione con
Comune di Vinci
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e il patrocinio delle associazioni
Condotta Slow Food Vinci e Montalbano
Pro Loco Vinci
Comitato Dama di Bacco
Scrittori d'Europa nel Mondo
Scrittori d'Europa
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sono lieti di invitarVi
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Domenica, 15 novembre 2009
h. 10, 30
Vinci, Palazzina Uzielli

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LA POESIA DEL MONTALBANO
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Presentazione del libro di Nicola Baronti
LA VIA DI CATERINA
Guida storica e note poetiche per turisti distratti
con appendice per il bencamminatore
La Versiliana Editrice, 2009
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con la partecipazione e intervento di
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Dario Parrini
Sindaco di Vinci
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Alessandro Vezzosi
Direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci

Daniela Bianconi
V. Presidente Laps e poetessa
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Andrea Giuntini
Il bencamminatore
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Nell'occasione saranno mostrati i filmati
e i contributi di artisti locali
sulla Via di Caterina
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Ingresso libero
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giovedì 5 novembre 2009

UNA DOMENICA A VINCI CON LA POESIA DEL MONTALBANO, 15 NOVEMBRE 2009


DALLA VIA DI CATERINA

ALLA FIFTH AVENUE DI NEW YORK.....

SULLE ALI DELLA POESIA

a cura della Libera Associazione Poeti e Scrittori (LAPS),
in collaborazione con il Comune di Vinci
con il patrocinio della
Condotta Slow Food Vinci Montalbano
Dama di Bacco di Vinci
Pro Loco Vinci
Associazione Scrittori Europei nel mondo

Domenica 15 novembre 2009, a Vinci, si festeggiano le eccellenze del territorio, vino ed olio nuovo, nel corso di una storica manifestazione "Sapori e Colori del Montalbano", organizzata dal Comune e dal Comprensorio, che quest'anno tuttavia si arricchisce di una gradita novità ovvero di quei saperi che spesso nascondono le cose più buone e genuine. A guidarci in questi nuovi percorsi di storia, gusto e amore per la propria terra saranno gli accademici, i poeti e scrittori della L.A.P.S. reduci dall'esperienza newyorkese del Columbus Day 2009 e dell'International Literary Contest NEW YORK CITY ( 12-13 ottobre 2009), nel corso del quale veniva presentato l'ultimo volume edito da La Versiliana Editrice, " La Via di Caterina " di Nicola Baronti. La suggestione legata al mito e talvolta alla leggenda di Leonardo hanno consentito di dare all'azione della Laps quel plusvalore necessario per allargarsi e portare l'amore e la passione per l'arte e la poesia in contesti diversi, forse meno appropriati, ma comunque originali per sorprendere e raggiungere nuove sensibilità; obiettivo peraltro comune al progetto di promozione culturale e turistica denominato la "Via di Caterina" (scritto a due mani da Diletta Lavoratorini e Nicola Baronti) che ha avuto in questi anni la possibilità di portare l'esperienza teatrale e poetica in ambiti inusuali, vigneti e olivete, mettendo il pubblico in diretto contatto e sentire con il territorio, lasciando alla poesia della madre terra il compito di nutrire e alimentare non solo il corpo ma anche lo spirito. Non è quindi banale l'abbinamento fra cultura della terra e amore per l'arte, fra le cose buone oneste e genuine del Montalbano e i valori e gli ideali di cui spesso si fanno portavoce i poeti, i nuovi cantori della società contemporanea.

L'appuntamento per gli Accademici, i Poeti e Scrittori della LAPS è quindi per domenica 15 novembre 2009 alle ore 10, a Vinci, alla Palazzina Uzielli del Museo Leonardiano, per la registrazione dei partecipanti e la loro presentazione da parte del Presidente della LAPS, Giuseppina Morelli, al pubblico e alle autorità presenti



PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LA VIA DI CATERINA"

Palazzina Uzielli, h. 10,30

Sarà il Sindaco di Vinci, Dario Parrini, a dare il benvenuto ai poeti, scrittori e accademici ospiti della cittadina vinciana e a presentare la prima parte della manifestazione " La poesia del Montalbano", dedicata alla Via di Caterina, al recente testo pubblicato che condensa in un piccolo volumetto la prima raccolta di testi, in particolare la guida storica e le note poetiche, su cui è stato costruito l'omonimo percorso eno-teatrale, fra realtà e fantasia, sulle orme di un Leonardo fanciullo, ormai giunto alla quinta edizione del settembre scorso, con il patrocinio del Comune di Vinci e l'organizzazione di varie associazioni vinciaresi, nelle ultime due edizioni la condotta Slow Food Vinci e Montalbano e il Consorzio Colline di Vinci. La Via di Caterina è un vecchio sentiero vicinale fra Vinci e San Pantaleo, riaperto qualche anno or sono come un percorso slow, ovvero lento, meditativo, per amatori delle cose genuine e dei vecchi valori, immersi nel paesaggio materno di Leonardo, evocato dalla Caterina di San Pantaleo; un'occasione, un modo nuovo di vivere e pensare il territorio, che viene riproposto ai tanti ospiti che ogni anno raggiungono la città di Vinci

Ad illustrare il progetto di promozione e valorizzazione culturale "San Pantaleo e Caterina", la storia e le ipotesi sulle origini di Caterina, la misteriosa madre del Genio vinciano sarà lo storico e critico d'arte Alessandro Vezzosi, Direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci, grande studioso e appassionato di Leonardo, autore di numerossimi testi, tradotti in molte lingue, e recentemente, in collaborazione con Agnese Sabato, di un'opera eccezionale, da poco pubblicata, "Leonardo infinito", una delle più complete sul mito leonardiano.

Alla V. Presidente della LAPS, scrittrice e poetessa con radici vinciaresi, Daniela Bianconi spetterà il compito si svelare gli arcani misteri dei luoghi leonardiani e della loro immutata poesia, seguendo le orme lasciate qua è là da uno strano personaggio, il bencamminatore.

A dare volto e voce al misterioso bencamminatore, protagonista della parte poetica del libro, sarà l'attore, Andrea Giuntini, interprete in vari film ( come "La notte di San Lorenzo" dei fratelli Taviani) e di spettacoli teatrali. Di contorno, suggestioni suoni ed immagini dalla Via di Caterina a cura degli artisti, attori-autori e di appassionati dei foto cine club locali


Presentazione dell'Antologia di Poesia New York

Palazzina Uzielli, h. 15


I poeti e scrittori della LAPS e i partecipanti dell'International Literary Contest New York 2009 torneranno protagonisti dell'evento che li ha condotti fino a Vinci con la presentazione del volume antologico che raccoglie le loro opere e la lettura dei testi più significativi, con inediti omaggi a Leonardo.

La manifestazione sarà l'occasione per conferire i premi di benemerenza agli Accademici della LAPS che in quest'anno si sono distinti per la loro attività, come " bencamminatori" nel mondo della cultura e delle lettere.

Al termine un attestato e un ricordo della partecipazione alla giornata della poesia a tutti i poeti e scrittori iscritti.

L'ingresso alle manifestazioni è assolutamente libero.

Tutti sono invitati a dare il loro contributo.

sabato 17 ottobre 2009

PRIMO PREMIO - FIRST PLACE NEW YORK CITY ALLA VIA DI CATERINA, SULLE ORME DI LEONARDO FANCIULLO - LA VERSILIANA EDITRICE, 2009

Vinci - San Pantaleo - La Via di Caterina
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DALLA VIA DI CATERINA
ALLA FIFTH AVENUE DI NEW YORK
.... SULLE ALI DELLA POESIA
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Free Association of Poets and Writers
INTERNATIONAL LITERARY CONTEST
NEW YORK CITY 2009
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FIRST PLACE NEW YORK CITY
per il libro
LA VIA DI CATERINA
di Nicola Baronti
LA VERSILIANA EDITRICE, 2009
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in considerazione sia del valore letterario, della fluidità e della padronanza semantica e lessicale, sia dell'accurata e profonda ricerca storica che denota competenza dell'argomento nonchè passione e interesse. Un particolare apprezzamento per la raccolta poetica finale.
New York, 13 th October 2009

La Via di Caterina in mano a Leonardo, sulla Fifth Avenue
Columbus Day 2009

giovedì 15 ottobre 2009

LEONARDO AL COLUMBUS DAY , NEW YORK 12 OTTOBRE 2009

Leonardo ed una misteriosa dama sfilano sulla Fith Avenue, NY 2009
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COLUMBUS DAY, 12 OTTOBRE 2009
da VINCI SAN PANTALEO
a NEW YORK,
sulle orme di Leonardo fanciullo
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ORIGINALISSIMA PRESENTAZIONE
DEL VOLUME PUBBLICATO DA LA VERSILIANA EDITRICE
LA VIA DI CATERINA
SULLE ORME DI LEONARDO FANCIULLO
CON LA LIBERA ASSOCIAZIONE DEI POETI E SCRITTORI (LAPS)
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Leonardo a spasso per NY
Con grande emozione e piacere, la Dama di Bacco pubblica le prime immagini ( per chi non avesse seguito i canali satellitari statunitensi e i servizi radiotelevisi italiani realizzati per l'evento) della parata del Columbus Day 2009 di New York, tradizionalmente dedicata all'Italia e agli italiani in ricordo di colui che scoprì per primo le Americhe, alla quale ha partecipato la Libera Associazione dei Poeti e Scrittori (L.A.P.S.) di Fucecchio in occasione dell' International Literary Competition NEW YORK CITY ( 13 th october 2009), organizzato in collaborazione con il Club Scrittori d'Europa e nel Mondo. Nell'occasione veniva presentato per la prima volta dagli scrittori della LAPS, in un contesto pubblico senza dubbio originale, il volume appena pubblicato da La Versiliana Editrice, "La Via di Caterina, sulle orme di Leonardo fanciullo", nel quale sono state raccolte le note storiche e poetiche predisposte da Nicola Baronti in occasione delle varie edizioni dell'omonimo percorso enoteatrale, che si è svolto fra i vigneti e le olivete che da Vinci conducono in quel di San Pantaleo al quale, oltre al patrocinio del Comune di Vinci, hanno contribuito varie associazioni vinciaresi, in particolare negli ultimi due anni la Condotta Slow Food Vinci e Montalbano e il Consorzio Colline di Vinci.
I numeri del Columbus Day 2009 sono da capogiro !
Oltre all'incredibile folla di oltre 500.000 mila persone, che assiepava la Fifth Avenue, la principale arteria di NY, i telespettatori collegati in diretta con l'evento si dice che fossero qualche milione, senza considerare l'accreditamento delle principali testate giornalistiche italiane e statunitensi. Presenti le delegazioni di quasi tutte le regioni italiane, con gli organi istituzionali dei settori turistico e culturale, nonchè delle principali manifestazioni italiane, dai figuranti del Palio di Siena alle maschere del Carnevale di Venezia. In rappresentanza del Governo italiano il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, apriva la sfilata, con le principali autorità di NY, il Sindaco e il Governatore dello Stato, le maggiori personalità politiche della comunità italoamericana.


Leonardo sulla Fith Avenue

L'emozione più grande è stata comunque osservare la gente assiepata dietro le transenne, che subito riconosceva lo storico personaggio e lo chiamava a viva voce Leonardo oppure semplicemente Vinci, nonchè lo stuolo di fotografi e di telecamere accorsi ad immortalare il Vinciano, che quest'anno condivideva l'attenzione nella parata con il suo contemporaneo, Cristoforo Colombo, in mezzo agli italiani più illustri.

Gli scrittori e poeti presenti della LAPS, provenienti da varie regioni italiane, seguivano con i loro stendardi, indossando i panni divertiti e ironici di novelli Dante e Beatrice, con le loro opere letterarie sotto braccio.

La manifestazione conclusiva dell'International Literary Contest New York City si svolgeva il giorno successivo con la proclamazione dei vincitori, in una cornice naturalmente ufficiale presso la sala convegni dell'Hotel Sheraton di Manhattan.

I volumi premiati e presentati, fra cui La Via di Caterina, venivano poi lasciati presso la Public Librery e le principali istituzioni di cultura italiana presenti a NY, unitamente ad un'antologia bilingue con la raccolta dei migliori testi selezionati nella sezione dedicata agli inediti.

L'abito di Leonardo da Vinci è il costume storico fatto realizzare dalla Pro Loco Vinci e concesso per l'occasione alla Presidenza della L.A.P.S., avendo così l'onore di sfilare per la città di New York, rappresentando uno dei simboli della città natale del Genio. La riproduzione artistica della Gioconda, che il Leonardo teneva in mano assieme al volume "La Via di Caterina", a significare le origini vinciaresi e il suo legame con Caterina e San Pantaleo di Vinci, è stata invece fornita dal negozio Minimondo di Vinci.

Leonardo e una bionda Gioconda

Ad impersonare Leonardo ( la cui somiglianza è impressionante) è stato lo scrittore milanese, Vincenzo Parolini ( oltre tredici pubblicazioni di poesia e narrativa al suo attivo) e la Gioconda"bionda" una poetessa lastrigiana, Patrizia Tofani, entrambi prossimamente presenti anche a Vinci per una manifestazione di poesia.

Il saluto ai numerosi spettatori

Leonardo, la Gioconda e la Via di Caterina


Nicola Baronti, Vincenzo Parolini e Patrizia Tofani, sulla Fifth Avenue
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GRAZIE
AGLI AMICI DI CATERINA
per avere in questi anni contributo con notevoli sforzi, sacrifici e tanto volontariato alla realizzazione di un evento come il percorso enoteatrale la VIA DI CATERINA che è stata una fucina di manifestazioni, riscoperte, iniziative che hanno permesso di valorizzare un luogo ( San Pantaleo e la valle del Vincio, definiti ormai il paesaggio materno di Leonardo) e nuove professionalità a Vinci e non solo, consentendo di veicolare l'immagine del territorio in vari e innumerevoli contesti, da quello culturale, teatrale e letterario fino a quello economico e turistico, sviluppando un progetto originale di Diletta Lavoratorini e Nicola Baronti.
Non ultima, domenica 11 ottobre 2009, mentre a NY incombevano i preparativi per il Columbus Day, il percorso teatrale La Via di Caterina veniva presentato nel corso di un educational per tour operator italiani ed esteri, organizzato dalle Terre del Rinascimento e dall'ufficio turistico intercomunale di Vinci, come una delle più vivaci e rappresentative esperienze del territorio; finalmente un implicito riconoscimento da parte degli enti turistici locali preposti di come l'iniziativa, la volontà e la caparbietà di molti volontari e appassionati di Leonardo e di San Pantaleo possano comunque riuscire a fare e promuovere con la sola forza delle idee.
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GRAZIE ALLA L.A.P.S.
perchè quando i sogni diventano realtà, tutto potrebbe sembrare quasi scontato e ingiustificatamente relativizzato !
Non dobbiamo quindi dimenticare chi ha potuto realizzare questa specie di miracolo, senza sovvenzioni pubbliche, ma soltanto con l'amore e la passione per l'arte e la cultura, l'amicizia e il rispetto per i poeti e gli scrittori provenienti da tutta Italia, il senso di appartenza al territorio nel quale lavora ed opera, arrivando a scoprire e selezionare la Via di Caterina come una delle iniziative più interessanti del comprensorio di riferimento, da presentare fuori dai confini nazionali.
La Libera Associazione Poeti e Scrittori (L.A.P.S.) nasce nel 1993, senza fini di lucro, fissando la sede legale in Fucecchio, pur operando sull'intero territorio nazionale. I suoi scopi principali sono quelli di individuare nuove personalità in campo letterario e artistico, promuovendo la conoscenza delle loro opere attraverso pubblicazioni, conferenze e manifestazioni, anche in collaborazione con istituzioni pubbliche e private, nazionali ed estere. Organizza il Premio Nazionale Città di Lerici e il Premio La Rocca Città di San Miniato. Dal 2004 la LAPS aderisce anche al MOVIMENTO SHALOM con impegni in campo sociale, a cui aderiscono gli iscritti e simpatizzanti che provengono da ogni regione italiana. Presidente dell'Associazione è la prof. Giuseppina Morelli, coaudiuvata per le relazioni internazionali dal prof. Paquale Tanzini e per le pubbliche relazioni dalla prof. Anna Maria Masini e da Simona Dello Russo.
Nella realizzazione dell'evento del Columbus Day, la LAPS si è avvalsa della consulenza del sig. Giancarlo Giantini e dell'agenzia Equipe Viaggi di San Miniato Basso

Leonardo e il Dante della Laps

La LAPS, con i poeti e gli scrittori "americani", sarà presente a Vinci con una manifestazione di poesia il prossimo 15 novembre 2009, in occasione della festa del Montalbano