I merli guelfi del castello di Vinci (Foto Dama di Bacco)
COME SEI A VINCI : GUELFO O GHIBELLINO?
Una piccola nota, interessante per la storia del paese,
anche ai tempi di Leonardo, quando la vita scorreva sul crinale del Montalbano
e lungo le antiche strade che dal monte scendevano a valle, dal valico di San
Baronto o dalla torre di Sant’Alluccio riscoprendo il ruolo e l’ importanza di
vecchi borghi e toponimi sulle diramazioni, come Porciano, Orbignano, La
Piastrina, San Pantaleo, San Bartolomeo a Stradona, da una parte; oppure
Faltognano, Anchiano, Sant’Ansano dall’altra.
Incuriosisce, quindi,
la segnatura dall’Archivio Renzo Cianchi, pubblicata da Nicola Baronti
su La Via di Caterina, Fucecchio, 2009 che riporta alla
luce una serie di interessanti collegamenti tra i signori di Anchiano, gli
Adimari, e il territorio di San Pantaleo; collegamenti che si ritrovano nel
tempo, intrecciandosi addirittura con le storie e le proprietà di molti
personaggi della biografia leonardiana, dai padrini alle madrine ( alcuni dei
quali avevano terre sia ad Anchiano che a San Pantaleo), che con lo stesso
personaggio ( la madre viveva in quel popolo).
La nota peraltro è importante anche per le successive
vicende del borgo, considerato che tali lotte tra guelfi e ghibellini furono
oggetto di accesi scontri politici e faziose polemiche laddove la guelfa
Fiorenza predisponeva per la comunità vinciana alla fine del Trecento il primo
statuto stabilendo una sorta di morte civile per tutti quei ghibellini,
compresi i discendenti, che avevano partecipato alle congiure.
Non stupisce, quindi, che nel registro di tutti i danni che
i ghibellini, vincitori a Montaperti, fecero contro i guelfi esuli, dal 5
settembre 1260, primo giorno dopo la battaglia, al giorno 11 novembre 1266, si
trova citato San Pantaleo dove distrussero una casa. A carta 35v. del libro
“Romanica Gotheburgensia/ Ed. k. Michaelson/II/Liber/Extimationum (Il Libro
degli Estimi/ Anno MCCCLXIX/ Goteborg/ 1956, a cura di Olaf Bratto, Renzo
Cianchi trascrive: “ 1260, …. Domini Bonacorsi Bellincionis de
Adimariis … unam domum prop. S. Pantalei ad Vinci ipsius, j dicte ecclesie ij
dni Tegrini iij et iiij eiusdem dni Bonacorsi, 1.40”.
Tornando ai rapporti tra i
Signori di Anchiano, gli Adimari e San Pantaleo, dove si estendeva il
loro dominio privato, da una pergamena dell’Archivio di Casa Strozzi dell’anno
1337, pubblicata in estratto dall’Accademico fiorentino, abate Domenico Maria
Manni, nell’opera “Osservazioni Istoriche sopra i sigilli antichi de’ secoli
bassi, Tomo 15°, in Firenze, nella Stamperia dell’Arte, 1774”,
nell’illustrazione del sigillo del Comune di Vinci, si rileva che Dom.na Tessa,
vedova di Tegrino, chiamato Ghino, figlio di Bindo di Anchiano, e figlia di
Arnolfo de’ Buondelmonti, dimorante in Firenze, nel popolo di San Felice in
Piazza, vendeva beni posti a Vinci, in luogo detto Campo Zeppi, popolo di San
Pantaleo. All’epoca, il prestigio e influenza degli Adimari stava finendo,
almeno in quel di Anchiano, tuttavia poco più di un secolo dopo, un altro
illustre personaggio nato in quel di Anchiano, il grande Leonardo,
probabilmente gravitava in quel Campo
Zeppi, dove viveva la madre dal nome di Caterina, accasata all’Accattabrighe.
Le ultime ricerche e scoperte archivistiche confermano
tuttavia che gli Adimari mantennero per molto tempo ancora stretti collegamenti
con il popolo di San Pantaleo, ma questa è un'altra storia, speriamo di prossima pubblicazione !
Lo stemma dell'attuale provincia di Firenze conserva le due anime, a sinistra ghibellina ed a destra guelfa, in ragione anche dell'inversione dei colori bianco e rosso tra il giglio e il campo,.
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